Masala: Senza l’equitazione, chiamatelo Quintathlon!
Intervista a Daniele Masala, tre medaglie nel pentathlon ai Giochi Olimpici: 2 d’oro (una individuale, una a squadre) a Los Angeles 1984 e una d’argento (a squadre) a Seul 1988 sulla decisione di togliere l’equitazione dal pentathlon dopo i Giochi Olimpici diParigi

di Nando Aruffo
L’UIPM (Union Internationale de Pentathlon Moderne) ha intenzione di sostituire l’equitazione con un altro sport e la notizia ha destato ovviamente scalpore. La decisione è stata presa in questi giorni – 27 e 28 novembre – durante il Congresso Mondiale dove l’81% dei delegati ha votato a favore di questa mozione.
La proposta arriva in risposta a una specifica richiesta del CIO: se non togliete l’equitazione, escluderemo il pentathlon dal programma olimpico di Los Angeles 2028. A mezze conferme sono seguite mezze smentite ma, nella pratica, l’UIPM la mozione l’ha presentata. L’equitazione uscirà dalle scene dopo i Giochi Olimpici di Parigi, tra tre anni.
Cancellare l’equitazione non è un provvedimento banale: non è sostituire un calciatore, un pallavolista, un cestita: fuori uno, entra un altro. Qui si tratta di un provvedimento storico, epocale e soprattutto incomprensibile anche per chi mastichi pochissimo di sport.
Siamo andati a intervistare Daniele Masala, perché riteniamo sia la persona più indicata per un parere autorevole sull’argomento. È l’unico italiano ad aver conquistato due medaglie d’oro nel pentathlon ai Giochi Olimpici: a Los Angeles 1984 vinse nell’individuale e nella prova a squadre insieme con Cristofori e Massullo.
- Masala, dicono che l’equitazione vada esclusa, perché ai Giochi Olimpici di Tokyo l’allenatrice tedesca Kim Raisner ha colpito il cavallo Saint-Boy, colpevole di non aver obbedito all’amazzone Annika Schleu e per questi colpi allontanata dal campo di gara. Non sembra una motivazione credibile.
“Ma hai visto il filmato incriminato? Guarda, rivediamolo insieme. Vedi questo buffetto? Eccolo: sarebbe questo il gesto di violenza sul cavallo. Ridicolo”.
- Viene da sorridere: è un gesto che il cavallo non ha neanche avvertito. Sembra un saluto, non un gesto violento.
“Visto? Diciamo la verità: l’amazzone è immatura, non sa andare a cavallo, non sa dare le frustate nella direzione giusta per spronare il cavallo. Piuttosto lo frena, lo blocca, perché il cavallo non capisce che cosa sta ricevendo. Il pugno dell’allenatrice vuole soltanto spingere il cavallo a muoversi. Il maltrattamento è altro”.
- Allora il sospetto diventa certezza: ci sono motivi più importanti per escludere l’equitazione dal pentathlon.
“È una motivazione strumentale, è pazzesco quello che stanno facendo”.
- C’è una motivazione che il pubblico non può conoscere?
“I soldi, è sempre un problema di soldi. Hanno proposto di escludere l’equitazione dal pentathlon, perché non ha sponsor, non porta soldi e non è televisivamente attraente”.
- Forse c’è anche la questione delle qualificazioni, che si disputano su quattro sport con l’esclusione dell’equitazione.
“Escludere l’equitazione dalle qualificazioni vuol dire certificare che l’equitazione è uno sport secondario. Io atleta che voglio qualificarmi per la finale mi dedico agli altri quattro sport e poi l’equitazione venga come venga. Per conseguenza, complessivamente, è diminuito il livello prestativo”.
- Questa decisione sembra scaturire dalla volontà del CIO di “svecchiare” il programma olimpico e avvicinare i giovani allo sport, a sfavore di sport considerati più tradizionali.
“Il Comitato Olimpico Internazionale ha introdotto e continua a voler introdurre discipline sportive che portino spettatori e soldi. Vogliono togliere alcune specialità della scherma; vogliono escludere la lotta che è nata per sviluppare le capacità fisiche dell’essere umano. Dirigenti che sostengono queste tesi non hanno cultura. Questa è autentica sciatteria. Bisogna rispettare tradizione e cultura”.

- Forse è proprio la cultura a far difetto.
“Ai primi del Novecento De Coubertin scelse gli sport olimpici rispettando la tradizione dell’antica Grecia e puntando su quegli sport che esaltassero le qualità dell’uomo moderno. Il pentathlon ancora oggi rispecchia queste qualità”.
- Può influire, nella decisione, il regolamento non semplice del pentathlon? Basti pensare al binomio cavallo-atleta sorteggiato 20 minuti prima della gara.
“Prima il pentathlon si disputava in quattro giorni; adesso in due: scherma il primo giorno e gli altri quattro sport il secondo giorno; hanno abbassato gli ostacoli; il tiro con la pistola ad aria compressa è stato introdotto a Londra 2012. Non è più il mio pentathlon”.
- La sua proposta?
“Posto che per me l’equitazione non si tocca, mettiamola subito, il primo giorno, così vengo incontro al CIO: se ha pochi spettatori oppure viene ritenuta televisivamente non interessante, il primo giorno la vedono in pochi”.
- Perché ce l’hanno proprio e soltanto con l’equitazione?
“Paga per colpa dei suoi dirigenti. C’è un presidente in carica da 32 anni e si sapeva già che fosse rieletto. Una federazione che non sa proporre ricambi, è un fallimento totale, evidentemente ci sono altri interessi”.
- In Italia, La FIPM (Federazione Italiana Pentathlon Moderno) in un comunicato del 7 novembre (in verità piuttosto vago) auspica “che la tradizione del nostro prestigioso sport venga mantenuta”, quindi è contraria alla cancellazione dell’equitazione.
“La FIPM avrebbe dovuto far sentire con maggiore forza la propria voce; ha preso una posizione non degna di una federazione che è tra le più ricche del panorama internazionale. Sembra quasi che la faccenda non la riguardi. Non ha mai agito in maniera propositiva”.
- Parlando, a Daniele Masala viene di getto una proposta che è ironicamente provocatoria:
“Chiamiamolo QUINTATHLON, non più pentathlon. Il pentathlon è ai Giochi Olimpici dal 1912, è la storia. Se sostituiamo l’equitazione con il ciclismo non è più pentathlon. E’ uno scimmiottare il triathlon: diventerebbe un triathlon più tiro e scherma”.

- Lei da medaglia d’oro come si sente?
“Defraudato, rapinato. Una parte della mia vita viene cancellata. Ma attenzione: non la cancellano solo a me, la cancellano anche a chi continua a praticare l’equitazione oggi”.
- Forse il CIO ritiene che il pentathlon, così com’è, non venga ritenuto più attuale e l’equitazione ne fa le spese.
“E’ un errore pensare che il pentathlon sia anacronistico: mette assieme le capacità fisiche, certo, poi quelle pedadogiche, psichiche, fisiche. De Coubertin l’ha fatto introdurre ai Giochi Olimpici del 1912, perché le cinque discipline rispecchiavano la tradizione dell’antica Grecia e rispondevano alle ambizioni dell’uomo moderno”.
- Ma perché, tra tanti sport, è stato fatto il nome del ciclismo come prima scelta per sostituire l’equitazione?
“Perché l’equitazione ha un’organizzazione complessa e perché il ciclismo è più facile da organizzare. Esprimo un paradosso: perché non sostituiamo l’equitazione con la canoa, con il pattinaggio? Quello che stanno offrendo i dirigenti mondiali non è uno spettacolo edificante. Spero che la federazione internazionale torni indietro”.
Già: dopo il voto al Congresso Mondiale l’UIPM, la federazione internazionale ha indetto una consultazione anche con gli atleti sullo sport che dovrebbe sostituire l’equitazione. Il ciclismo era una voce circolata, falso allarme: ora si ricomincia.
Post scriptum: Durante tale Congresso, Klaus Schormann è stato confermato presidente della UIPM con l’85.71% dei consensi. Il suo regno continua da 28 anni essendo eletto per la prima volta nel 1993. Nel pentathlon possono cambiare gli sport, non i dirigenti.
- Daniele Masala, 66 anni, oggi è professore associato e docente all’Università della Magna Graecia di Catanzaro nella Facoltà di Scienze Motorie (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche). E’ sposato con Francesca e padre di tre figli:Luna, Simone e Matteo. E’ Cavaliere della Repubblica e nel 2015 è stato insignito del Collare d’Oro al merito sportivo, massima onorificenza del CONI. Ha scritto diversi libri. Per Rai Radio 1 ha commentato i Giochi Olimpici da Barcellona 1992 a Tokyo 2020. Laureatosi in Scienze Motorie con 110/110 e lode nel 2001, si è dedicato subito all’insegnamento. Da atleta ha fatto parte del Gruppo Sportivo Fiamme Oro (il gruppo sportivo della Polizia di Stato). Dopo un inizio nel nuoto, ha scelto il pentathlon moderno, sport in cui ha vinto tantissimo. Ai Giochi Olimpici, le medaglie sono soltanto 3: 2 d’oro (individuale e a squadre) a Los Angeles 1984 e argento a squadre a Seul 1988, perché non ha potuto partecipare ai Giochi di Mosca 1980 a causa del boicottaggio politico in cui il governo italiano decise di non schierare atleti provenienti da corpi militari. Ai Mondiali vanta un oro individuale a Roma 1982 e un oro a squadre nel 1986; 2 argenti individuali (1981 e 1986) e 4 medaglie di bronzo: 1 individuale (1979) e 4 a squadre (1979, 1981, 1982 e 1985). È stato più volte mossiere del Palio di Siena. E’ pluri-presidente: del CISCOD (Comitato Italiano Sport contro la Droga), Associazione Benemerita del CONI; del Reale Circolo Tevere Remo a Roma; dell’Associazione Nazionale “I Campioni dello Sport”. Conclusa la carriera agonistica, è stato Commissario Tecnico della Nazionale italiana di pentathlon dal 1989 al 1992: tra i tanti successi, da ricordare la medaglia di bronzo nella competizione a squadre ai Giochi olimpici di Barcellona 92. Anche giornalista, ha ideato e realizzato la rivista Il Pentathlon moderno della FIPM (Federazione Italiana Pentathlon Moderno. Ha ideato la manifestazione “Stadium – lo Sport incontra la Piazza” del C.S.I.