Il maledetto calcio inglese

Dice: «Perché, Brian? Dopo tutto quello che hai detto». «Proprio per tutto quello che ho detto.» «Ma tu li odi. Lo odi» dice lei. «E loro odiano te.» «Ormai è tutta acqua passata.» «Ma è un posto così odioso» dice lei. «Un posto così maligno.» «Di nuovo in Prima divisione? La Coppa dei campioni?» «Povero scemo» sorride lei. «Te ne pentirai».” (da “Il maledetto United”, di David Peace)

di Gigi Marchitelli

Va bene, The Football Association risale al 1863, nessuno nel mondo del calcio può vantare una storia così lunga. Gli inglesi hanno inventato il calcio moderno, ne hanno fissato le prime regole essenziali e lo hanno esportato quasi in tutto il mondo. Per questo motivo si sono sentiti a lungo così superiori a tutti, in un teorico rapporto tra maestri e allievi. Un mito, certamente, non supportato dai risultati.
Tuttavia, il fascino del calcio inglese rimane. Cercate “calcio inglese” su un motore di ricerca: troverete decine di siti, blog, storie scritti da appassionati per altri appassionati, dove trionfano nomi perloppiù sconosciuti agli altri tifosi italiani. Brian Clough e Don Revie, per esempio, benissimo raccontati in un film di Tom Hooper, Il maledetto United, a sua volta basato sul romanzo biografico dal medesimo titolo scritto da David Peace.
Prima ho visto il film e poi ho letto il libro (in genere si fa il contrario), ma devo dire che sono comunque due opere abbastanza differenti. Cominciamo allora dal film, una produzione del Regno Unito del 2009 che ha come protagonisti Michael Scheen, nel ruolo di Brian Clough, Timothy Spall nel ruolo di Peter Thomas Taylor e Colm Meaney nel ruolo di Don Revie. Ma chi erano questi signori? Allenatori. All’inizio del film Clough allena il Derby County, una squadra della seconda divisione (noi diremmo di serie B), Taylor è il suo secondo, con un eccezionale fiuto di talent scout e Revie è invece il padre-padrone del Leeds United, la squadra che in quegli anni (1965-1974) vince più di qualunque altra nel campionato inglese e nelle competizioni europee.

Michael Scheen/Brian Clough entra in campo con il Leeds United in una scena del film

Nel 1974 Don Revie viene chiamato ad allenare la nazionale (non farà granché) e, a sorpresa, a Clough viene offerta la panchina del Leeds United. Ci resterà per soli 44 maledetti giorni, da mercoledì 31 luglio a giovedì 12 settembre 1974. Il film ricostruisce quei giorni e il forte contrasto tra le due personalità, gli stili di gioco, le tattiche ma in realtà ci dice molto di più sullo spogliatoio e la sua importanza nel gioco di squadra. Don Revie apprezzava il gioco rude, al limite della scorrettezza. Brian Clough voleva un gioco pulito, molto lavoro tecnico. Al tempo stesso, Clough è magnificamente interpretato da Scheen come un arrogante, egocentrico, spesso fuori dalle righe ma anche incredibilmente magnetico. I risultati daranno ragione al secondo, che, in carriera, prese due squadre di seconda categoria (il Derby County e Nottingham Forrest), le portò in prima categoria e, l’anno seguente alla salita, le fece vincere il campionato. Con il Nottingham ottenne anche due Coppe dei Campioni consecutive (1979 e 1980). Ad oggi è considerato il miglior allenatore inglese di sempre. Ma non vinse nulla con il Leeds in quella estate del 1974.
Bellissimo è anche il racconto dell’amicizia-collaborazione tra Clough e Peter Taylor, direttore sportivo che lo accompagnerà in tutti i suoi successi, probabilmente anche mettendo molto del suo. Taylor è un’anima buona e mite, capace di moderare gli eccessi di Clough che non seguirà però al Leeds, ed anche per questo l’esperienza risulta fallimentare.
Un film sullo sport dove non ci sono vittorie, dove non si affrontano grandi imprese, dove il risultato è, appunto, un fallimento. Eppure l’epica non manca, non mancano la tensione (fantastica la scena della partita notturna sotto la pioggia dove Clough non va in panchina e “sente” il match da uno stanzino dello spogliatoio). E, alla fine, forse capiamo meglio cosa sia veramente il gioco di squadra. Certamente un grande apporto al film è quello dello sceneggiatore, Peter Morgan, candidato agli Oscar per The Queen e Frost/Nixon, ma anche il lavoro di montaggio, con frequenti flashback per raccontare l’origine e lo sviluppo della rivalità tra i due allenatori, è praticamente perfetto.

Peter Thomas Taylor e Brian Clough, quelli veri

Il romanzo di David Peace, scritto nel 2006, anche se ha ispirato il film, è una cosa diversa. Ha come sottotitolo “Una favola inglese”, ma il tono è molto diverso da quello delle favole. Entra nella testa di Brian Clough in quei maledetti 44 giorni: ogni giorno è un capitolo e gli avvenimenti si intersecano ai dialoghi e, soprattutto, ai pensieri dell’allenatore, tutto concentrato sulla sua sfida impossibile. Un romanzo ossessivo e scritto benissimo, capace di portare il lettore sui fangosi campi di calcio dell’Inghilterra degli anni Settanta. Di leggere il sacrificio, la tensione, le follie e le glorie di uno degli allenatori più amati e odiati di tutti i tempi. Scostante, intrattabile, permaloso, arrogante, pieno di una straordinaria umanità e di una compassione patologica.
Ma Clough – scomparso nel 2004 – è anche (e soprattutto) un uomo tormentato dal suo essere. Il fuoco che lo accompagna diventa per lui un’ossessione, una gabbia, gli fa perdere i riferimenti che, fino a quei maledetti 44 giorni, lo avevano reso ignifugo anche a se stesso. Ed è qui che il romanzo di Peace scinde l’uomo dal manager, lo sport dall’esperienza personale, rendendo Il maledetto United un’opera di profonda riflessione su cosa voglia dire fare un passo indietro, rinunciare a un grande sogno, così da poter diventare (davvero) grandissimi.

Il maledetto United di David Peace, Editore: Il Saggiatore, 2015, pp. 408, € 18

Il maledetto UnitedThe Damned United di Tom Hooper
Nazione: Regno Unito
Anno: 2009
Genere: drammatico, sportivo
Durata: 97′
Disponibile in streaming a pagamento su  ChiliAppleTV.

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