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Azmoun: sport, politica e diritti in Iran

di Emanuele Di Casola

Fare politica è rischiare di abbandonare il sogno più importante della propria vita in nome dei diritti della metà oppressa del proprio popolo

Troppo spesso ci si lamenta del silenzio di persone influenti, si blatera che troppi pochi idoli, volti popolari, prendano posizione su tematiche scottanti, che anche solo trattare sarebbe un rischio per una posizione privilegiata.

Siamo in Iran, dove da qualche settimana si sono accese le proteste in favore dei diritti delle donne, nel regime islamico che attanaglia il paese affacciato sul Golfo Persico. Detta così, suona quasi già sentita : “Sì vabbè, è pieno di donne che lottano per i propri diritti”. In posti come l’Iran, tuttavia, le donne devono lottare anche solo per avere il diritto di lottare. Negli ultimi giorni hanno fatto scalpore le morti agghiaccianti di Mahsa Amini e Hadis Najafi, la seconda uccisa durante le proteste per l’omicidio della prima che era stata fermata dalle forze dell’ordine “colpevole” di non aver indossato il velo in modo adeguato. 

Dunque, cosa collega le proteste in Iran allo sport, di cosa parliamo? Di donne che lottano per avere il diritto di praticare più liberamente sport in Iran? Macché: quello, ahimè, non è neanche un traguardo che ha l’aria di poter essere raggiunto. 

Parliamo però del calcio (o meglio, della visibilità portata dal calcio) usato (bene) per fini politici; da un calciatore e un ex calciatore (ma non solo) che mettono in gioco i propri interessi per sollevare una questione fondamentale: quella – appunto –  dei diritti delle donne nel proprio paese. 

Azmoun

Sardar Azmoun è una vera e propria stella in Iran, detto il “Messi iraniano” (come spesso capita per i giocatori più talentuosi provenienti dall’Asia). In passato molto vicino a Roma e Juventus, Sardar gioca oggi nel Bayer Leverkusen. Per lanciare il proprio messaggio, il talento iraniano ha usato i social network, Instagram in particolare (la sua pagina conta quasi 5 milioni di follower).

Azmoun ha pubblicato numerosi post e storie a sostegno delle proteste scoppiate nelle ultime settimane nel suo paese. Una scelta che non deve essere stata semplice per la giovane stella, dato che proprio a causa di tali esternazioni rischia di essere espulso dalla nazionale del suo paese, perdendo probabilmente per sempre l’opportunità di calcare i campi di un campionato mondiale di calcio. La compagine iraniana si è qualificata ai mondiali di calcio in Qatar anche grazie alle giocate di Azmoun – uno dei leader della nazionale. 

Al fianco della protesta di Azmoun si sono schierati anche i suoi compagni di squadra nella nazionale – che hanno indossato giacche nere per coprire i colori nazionali proprio durante l’esecuzione dell’inno iraniano – oltre a leggende calcistiche del paese come Mohammad Ali Karimi.

In merito al rischio di non giocare il mondiale in Qatar, Azmoun ha detto di non nutrire il timore di un’esclusione dalla nazionale, che sarebbe “Un prezzo minimo da pagare per una sola ciocca di capelli di una donna iraniana”.

Foto Principale: Wikimedia Commons

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