Ah, les italiens…

Nessuno è mai tornato da quel viaggio uguale a come era partito”

di Gigi Marchitelli

Il Tour de France è stato ideato nel 1902, la prima edizione data 1903: è stata la prima grande corsa a tappe del ciclismo internazionale ed è ancora oggi la più importante. Anche se i grandi “Giri” sono tre – il Tour, il Giro Italiano e la Vuelta spagnola – solo il Tour è un evento mediatico internazionale seguito da un numero di spettatori inferiore soltanto, tra gli eventi sportivi, a Olimpiadi e Campionati del mondo di calcio.
Nel male, abbiamo visto la settimana scorsa cosa questo significa: un caso Armstrong non avrebbe avuto senso fuori da quel contesto.
Nel bene, “la Grand Boucle” è senza dubbio la vetrina internazionale del ciclismo e il banco di prova più importante per qualsiasi ciclista professionista. I francesi sono naturalmente la prima nazione nella classifica per Paesi, con 36 vittorie: tuttavia, l’ultimo ciclista francese a vincere un Tour è stato Bernard Hinault, nel lontano 1985. Negli ultimi anni dominano gli inglesi, con qualche incursione colombiana e slovena.

E gli italiani? Gli italiani al Tour de France costituiscono una storia interessante che Giacomo Pellizzari ci racconta in un libro pubblicato dalla Utet. Che poi, la sintesi perfetta della partecipazione al Tour ce la dà un cantautore molto amato in Francia, Paolo Conte, nella canzone Bartali:

Oh, quanta strada nei miei sandali
Quanta ne avrà fatta Bartali
Quel naso triste come una salita
Quegli occhi allegri da italiano in gita

E i francesi ci rispettano
Che le balle ancora gli girano
E tu mi fai, dobbiamo andare al cine
E vai al cine, vacci tu
.

L’Italia è la quarta nazione nel palmares del Tour, dopo Francia, Belgio e Spagna, con dieci sudate vittorie: si va a vincere in casa d’altri, in territorio ostile, per quanto si sia rispettati, i francesi, dice sempre Paolo Conte, s’incazzano.
Come per tutti gli sport, sono gli uomini che fanno la corsa. Pellizzari riunisce i ciclisti italiani, i vincitori e i vinti, e li fa raccontare con la loro stessa voce. Un breve racconto, un momento significativo, un giorno che segna il destino: come quel 27 luglio del 1998, quando Marco Pantani, sulla salita del Galibier, manda in frantumi le gambe di Jan Ullrich e arriva tutto solo al traguardo de Les Duex Alpes con quasi 9 minuti di vantaggio sulla maglia gialla.
Ma oltre a Pantani ci sono anche Nibali, Bugno, Chiappucci e Casartelli, Gimondi, Nencini, Magni, Bartali, Coppi e Bottecchia, il primo italiano ad aggiudicarsi la corsa, nel 1924, che apre il libro con parole semplici e taglienti: “Non venite a parlarmi di fatica. Non a me che ho fatto il soldato. Cosa volete che sia per me questa polvere qui delle strade, in confronto a quella dei mucchi di terra e dei muretti delle trincee? Al puzzo di sangue rappreso? All’odore del fuoco di fila delle mitragliatrici Maschinengewehr 08 che sparano 500 colpi al minuto?“. Ed ecco che una delle gare più dure del mondo diventa quasi una passeggiata di salute per chi ha visto la morte ogni giorno al fronte della prima guerra mondiale.
Bottecchia, Bartali e Coppi, ciascuno con due vittorie, hanno un doppio racconto. Poi ci sono la rivalità tra Gianni Bugno e Claudio Chiappucci che forse favorì Miguel Indurain e la storica accoppiata Giro-Tour di Marco Pantani del 1998. Ma anche un ricordo dell’indimenticabile Fabio Casartelli, tragicamente morto il 18 luglio1995 per una terribile caduta nella discesa dal Portet d’Aspet.

Fausto Coppi, vincitore dei Tour 1949 e 1952 su una copertina dell Domenica del Corriere

Un po’ come l’immagine di Coppi e Bartali che si passano la borraccia sulla salita polverosa del Col du Télégraphe al Tour de France del 1952 – la foto più famosa della storia del ciclismo mondiale, la più iconica dello sport italiano. Due giganti, due miti in lotta tra loro immortalati in un momento di solidarietà di cui non si è mai decifrata la vera origine, il «chi aiuta chi» in un attimo di enorme fatica – i racconti di Pellizzari fotografano l’attimo ed evocano tutta la fatica, tutte le speranze, tutta la determinazione e la forza necessarie a portare a termine l’impresa. 
Gli italiani al Tour de France  è il racconto di un grande viaggio alla caccia di un sogno tra delusioni, amarezze e tante gioie che, dai periodi del ciclismo pionieristico ed epico ad oggi, da sempre affascina i ciclisti di tutto il mondo.


Gli italiani al Tour de France, di Giacomo Pellizzari, Utet, Torino, 2018, pp. 224, € 15.

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