Tutto normale, cioè incredibile

Trova la tua corsia. Fai la tua gara” (da “Le nuotatrici” di Sally El Hosaini)

di Gigi Marchitelli

Andiamo nella stretta attualità. Non solo perché il film che recensisco oggi è uno dei più visti su Netflix negli ultimi mesi (è sulla piattaforma dal 23 novembre scorso); non solo perché proprio in queste ore una delle protagoniste (si tratta di una storia vera) è sotto processo in Grecia con l’incredibile (e onestamente insostenibile) accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; ma soprattutto perché in fondo il tema affrontato, quello delle persone che, per motivi diversi, cercano di lasciare situazioni oggettivamente pericolose e in cui rischiano la vita per tentare di raggiungere il “primo mondo” (Europa, ma anche America del Nord o altri) e far ripartire le loro vite bloccate – dalla guerra, dalla carestia, dalle discriminazioni, dalle persecuzioni – , il tema dei migranti, insomma, entra ormai quotidianamente nella nostra vita.

“Le nuotatrici” di Sally El Hosaini (regista gallese-egiziana che ha scritto anche la sceneggiatura di Enola Holmes, intelligente e divertente invenzione di una sorella del più famoso Sherlock) è stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival. Si tratta di un film biografico diviso in tre parti: la prima si svolge a Damasco, dove dal 2015 gli attentati terroristici sono diventati sempre più frequenti, come racconta l’autobiografia della nuotatrice professionista Yusra Mardini, vero e proprio punto di partenza per la trama del film. Ci vengono così presentate Yusra (Nathalie Issa) e sua sorella Sarah (Manal Issa) che, nel 2011, sono due adolescenti felici e spensierate che vivono a Damasco. Il padre le allena entrambe come nuotatrici, ma è chiaro che ha una preferenza per Yusra, la più giovane, molto più determinata, brava a scuola e dedita ai sacrifici. Sara, infastidita da questa differenza, presta meno attenzione al nuoto e preferisce festeggiare con gli amici. Fotografato, come tutto ciò che fa riferimento al Medio Oriente, con una tavolozza di colori dominata dal giallo e dall’arancione, questa prima parte del film ci mostra la crescente tensione familiare di fronte a una situazione sempre più insostenibile, al punto che il padre delle sorelle Yusra e Sara alla fine cede e decide di sostenere il loro viaggio verso la Germania, dove un amico promette di accoglierle.

Poiché Yusra ha 17 anni, il progetto è di stabilirsi lì e poi portare il resto della famiglia Mardini, approfittando del diritto al ricongiungimento familiare per i minori di 18 anni, cosa che non avverrà. Ma la strada è ancora lunga, perché la parte centrale della storia è dedicata al lungo viaggio delle sorelle dalla Siria alla Germania. Un viaggio traumatico che comprende fughe dalla polizia, gangster che chiedono soldi per trasferimenti illegali, fame, sete e una traversata del Mar Egeo su un gommone molto precario e che il film – indugiando troppo nel suo difetto espositivo più evidente – mostra non tanto come un’esperienza terrificante quanto, in modo molto approssimativo, come un viaggio dalla bellezza formale a tratti “poetica”. Insomma, le due sorelle condividono l’esperienza di migliaia e migliaia persone nate nel posto sbagliato e che, semplicemente, vorrebbero farsi i fatti propri e avere una vita normale, senza bombe o persecuzioni o improvvise carestie. E, a costo di un terribile purgatorio che per alcuni dura mesi, per altri anni – grazie alle non molto chiare regole su immigrazione ed accoglienza del paesi Europei e occidentali in genere – finalmente approdano ad un porto sicuro: la Germania.

E qui comincia la terza parte del film e si differenziano anche i destini delle sorelle: perché Yusra, nonostante le circostanze avverse, l’essere praticamente rinchiusa in un campo profughi, l’aver letteralmente attraversato la morte, manterrà vivo il suo sogno: andare alle Olimpiadi.
Riprendendo con costanza l’allenamento, su cui concentra tutte le proprie energie e sentimenti, riesce a qualificarsi per le Olimpiadi di Rio De Jainero 2016, nella squadra dei Rifugiati. Attira da subito l’attenzione per aver conquistato la prima batteria dei 100 m stile farfalla, anche se questo non le consentirà di classificarsi fra le prime. Yusra, diventata ambasciatrice Unicef, decide di raccontare la sua storia e quella di sua sorella nel suo libro Butterfly, da cui trarrà espirazione Sally El Hosaini.
Intanto Yusra non si ferma e torna a gareggiare per le Olimpiadi di Tokyo 2021, sempre con la squadra dei Rifugiati. Probabilmente parteciperà alle Olimpiadi 2024 con la Germania, avendo nel frattempo ottenuto la cittadinanza.
La sorella Sarah ha invece dovuto abbandonare il nuoto a causa di un infortunio, ma soprattutto l’esperienza vissuta l’ha segnata al punto da decidere di dedicare la sua vita agli altri, entrando a far parte di Emergency, lavorando all’accoglienza di rifugiati proprio sulle coste di Lesbo, dove anni prima sono approdate lei e la sorella. Nel 2018 è stata arrestata insieme al suo direttore in campo di Emergency, con l’accusa di aver fatto entrare illegalmente dei rifugiati. Sarah si è detta innocente e, insieme ai suoi compagni, ha affrontato un processo con accuse ridicole (spionaggio e cose del genere) che poteva costarle 20 anni di carcere. La scorsa settimana è arrivato il verdetto dei giudici della Corte d’Appello di Lesbo per il processo contro Sarah Mardini, Sean Binder e altri 22 attivisti impegnati tra il 2016 e il 2018 nelle operazioni di ricerca e soccorso nel Mare Egeo con Emergency Response Center International (ERCI).

I giudici hanno stabilito che due degli imputati saranno rinviati a un tribunale di grado inferiore. Entrambi sono di nazionalità greca, uno è accusato di falso e l’altro di concorso in un’associazione a delinquere.

Mentre per tutti gli altri imputati le accuse di reato sono state annullate a causa di alcuni “difetti procedurali”, ponendo fine a quello che è stato definito da diversi osservatori come “il più grande caso di criminalizzazione della solidarietà in Europa”. Evidentemente qualche giudice, in Grecia, ha ancora il senso del ridicolo.
Vi ho raccontato tutto il film e anche qualcosa oltre, ma non credo con questo di avervi rovinato la visione, che consiglio vivamente pure non trattandosi di un capolavoro: perché l’essenziale è l’esperienza, non la storia e certamente vivere l’esperienza di questo film, entrare per un attimo nella pelle di quelle due ragazze, condividerne i sogni e le speranza significa spendere bene due ore del proprio tempo.

Le nuotatrici (The Swimmers) di  Sally El Hosaini
Nazione: Regno Unito, Stati Uniti
Anno: 2022
Genere: biografico, drammatico, sportivo
Durata: 134′

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