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L’ultima occasione

Thomas Edison ha avuto una carriera molto brillante ed irregolare. Di ritorno dall’oblio a quasi 37 anni si è quasi qualificato per l’Open. Dopo due turni mozzafiato vedere Thomas Edison sul campo principale di Porte d’Auteuil è davvero un piacere innegabile. Vederlo vincere di nuovo una partita 18 anni dopo la tragica semifinale del 2001, sebbene in una semplice qualificazione, è una gioia enorme. Sa che è la sua ultima occasione e non se la lascerà scappare” (Il quinto set)

di Gigi Marchitelli

C’è molto di più di quanto non appaia dalla copertina in questo “Il quinto set”, film Netflix del 2021 del francese Quentin Reynaud. La trama in apparenza è semplice: un ex astro nascente del tennis in crisi, Thomas J. Edison (molto bene interpretato da Alex Lutz) prova a rilanciarsi al Roland Garros, affrontando un giovane rampante che gli ricorda se stesso quando, qualche anno prima, era stato indicato come uno dei predestinati a vincere tutto a livello internazionale.  Un tentativo che è pieno di sacrifici, di lavoro, di stanchezza e di dissidi familiari con Eve (Ana Girardot), la giovane moglie che, a sua volta, ha rinunciato alla sua carriera di tennista, per consentire al marito di proseguire la sua. Su tutto questo svolgersi di ansie e prospettive di vita definitive, c’è lo sguardo comprensivo, ma severo della madre di Thomas, Judith (Kristin Scott Thomas) che, da esperta di tennis ed ex allenatrice, segue le peripezie del figlio senza troppe speranze.

Ancora una volta lo sport diventa il campo nel quale si gioca la partita della vita, dentro la quale i destini si confrontano con l’impensabile. Il quinto set sa mantenere alta la tensione narrativa, affidando la rielaborazione dello sguardo di un perdente, nella prospettiva di una possibile e definitiva rivincita, alla umiltà e consapevolezza di questo personaggio che sembra assumere su di sé ogni dolorosa precarietà. È un rimettere insieme i pezzi, non solo di un morale disfatto da troppi anni da delusioni sportive – contrappuntate dai commenti giornalistici che lo segnano come “ex promessa” del tennis francese, da un corpo che sembra disunirsi nel dolore che preannuncia la definitiva compromissione della già fragile articolazione del ginocchio o del palmo della mano destra, che negli anni ha impugnato migliaia di volte la racchetta, segnato dalle stimmate dolorose che aprono ferite sanguinose e che sembrano provenire direttamente dall’anima. È un contare gli anni. Thomas ne ha 37 e per giustificare una sua residua vitalità ricorda i successi dei grandi giocatori, Connors, ad esempio, che a 39 anni era ancora in grado di vincere. È questa voglia di esserci che fa rinascere il suo desiderio di vincere, confermato dalle qualificazioni al Roland Garros e dalla sua partecipazione al primo turno del prestigioso torneo.
Il regista Reynaud, in questa ennesima parabola sportiva,  scava con un certo successo e una sua originalità di linguaggio nell’infelicità di Edison, in quella della sua compagna e del loro rapporto logorato dall’assenza di lui e tenuto in vita da quel filo d’amore resistente e quasi invisibile che lega i due personaggi: lei spettatrice della vita e lui protagonista di una vita inadatta ad ogni condivisione.

Ma scava anche nel rapporto di Thomas con la madre, distorto dalla relazione tra maestra delusa e allievo fallimentare, che sa parlare al figlio solo di tennis, in dialoghi contrappuntati di pesanti e significativi silenzi che alludono alle speranze deluse, ma anche all’incapacità ormai di essere madre. I dialoghi, anche tesi e serrati, con le due donne, ognuna con le sue ragioni, sono tra i momenti più riusciti del film ma non ci danno mai l’impressione che Thomas sia solo o sia semplicemente folle a inseguire il suo sogno.  Il quinto set diventa così un film sull’impervia invisibilità della fatica che non è mai solo quella fisica – il corpo sa guarire cicatrizzando ferite, consolidando le fratture – ma piuttosto in quella del procedere dentro gli accidenti e gli incidenti che incidono sull’animo, che obbligano alla riconsiderazione di se stessi, che rimettono in gioco affetti e amori trascurati, che riscrivono il futuro nel suo più lungo termine, quel futuro che sembrava vicino e tutto da costruire e che ora diventa incerto, invisibile e affidato, piuttosto, alla quotidiana ricostruzione di un altro se stesso, a sua volta tutto da rifare, in una chiusura di un tempo e nella necessaria invenzione di quello successivo. Un salto nel buio che fa paura, facendo mancare la terra (rossa) sotto i piedi. Thomas Edison in questo passaggio è da solo in quel campo di terra battuta dentro il quale si decide l’incrocio della sua vita. Solo contro l’altro se stesso, la giovane promessa che forse stavolta si riscatterà, o forse è destinata a ripetere il ciclo consegnando all’ormai anziano giocatore una inutile, ultima vittoria.

Perfetta la recitazione dei protagonisti, perfetti i tempi. Il più imprevedibile dei lati oscuri dello sport professionistico è servito.

Il quinto set, di Quentin Reynaud
Titolo originale: Cinquiéme set
Nazione: Francia
Anno: 2021
Genere: drammatico, sportivo
Durata: 105′
Nei cinema e su Netflix

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