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Il sushi e l’arte della manutenzione della bicicletta

Strade contadine, avventurose, corsare e corsaiole, dove si corre nel fango e nella polvere, con la luce negli occhi e la forza nelle gambe, dove ruote e terra danzano assieme, dove il passato ha lasciato solchi di eroismo e sincerità”.

di Gigi Marchitelli

No, questa settimana non parliamo del celebre libro di Robert Pirsing, e nemmeno di una delle sue tante varianti. Parliamo invece di Matteo Inzani e del suo Veni Bici Sushi, un film documentario del 2015 che ora Prime propone in tre puntate di mezz’ora (ma è disponibile anche su Itaca).
Quindi parliamo de L’Eroica in alcune delle diverse declinazioni che reincarnano questa manifestazione originale e necessaria, italiana e internazionale, sportiva, folkloristica e, naturalmente, eroica. Per parlare de L’Eroica potremmo rievocare l’Italia di Coppi e Bartali, ma tornare ancora più indietro ai tempi di Binda e Guerra o ricordare la lunghissima carriera ciclistica di Costante Girardengo. Insomma, l’idea è quella di rivivere il ciclismo dei tempi eroici, di quando le bici erano molto meno leggere e tecnologiche, le salite erano in salita, le strade erano polvere e fango. E l’idea si è formata nella testa di Giancarlo Brocci nel 1997 in quel di Gaiole in Chianti, evento madre che si celebra da allora ogni prima domenica di Ottobre ma che ha generato molti altri eventi in giro per il mondo, come vedremo, e si declina anche in Italia in molte situazioni diverse. Ultima, sempre in Toscana, la scorsa domenica in quel di Montalcino.

Le regole della manifestazione sono semplici: la bici deve essere precedente al 1987 (esiste un apposito registro delle biciclette storiche) o omologata ad esse (qualcuno ricostruisce artigianalmente le bici d’epoca) il vestiario adeguato (niente microfibra e tessuti tecnici, benvenuti maglie di lana e baffoni a manubrio). Si corre su strade bianche, perlopiù, cercando di rivivere l’autenticità di uno sport estremamente popolare che è stato “capace di insegnare i bisogni veri, quelli legati al sacrificio che cerca i limiti del proprio fisico, quando sete, fame, stanchezza si fanno sentire con tutta la loro intensità”. Sono partiti in qualche centinaio di appassionati, sono ora migliaia sparpagliati nel mondo intero in un calendario di eventi che si snodano dalla California al Giappone, passando dalle Dolomiti e dal Sud Africa.
Una manifestazione, insomma, che qualcuno potrebbe definire stravagante e goliardico ma che è in grado di metterti davvero alla prova, capace di provare i tuoi limiti, su itinerari differenti (nel solo appuntamento di Gaiole si contano sei diversi percorsi, da un minimo di 47 km con 700 metri di dislivello al percorso più impegnativo di 209 km con quasi 3.800 metri di dislivello: non per essere noioso ma, ricordo, tutti o quasi su strada bianca). Una bella sfida a se stessi.

In tutto questo entra Matteo Inzani, che partecipa quasi per caso all’edizione del 2013, in sella alla sua Raleigh degli anni ‘80, decide di documentare l’impresa e poi ci prende gusto. Dopo Gaiole in Chianti partecipa a L’Eroica Japan (su e intorno al monte Fuji) e a L’Eroica Britannia. Il film di Inzani dedica molto spazio, forse troppo, al colore locale, rimarca giustamente come una delle caratteristiche della corsa siano le soste, dove si mangia e si beve in abbondanza cose non banali e, soprattutto, cose che in altre situazioni un ciclista eviterebbe, ma che qui in qualche modo aiutano a superare le onnipresenti salite.

Veni Bici Sushi, il trailer

Per me, la parte più interessante del documentario è la visita alla bottega delle bici Cherubim in Giappone, create in acciaio con design particolarmente accurato. Ma tutto il film ha il merito di portare all’attenzione di un pubblico più ampio L’Eroica e il movimento che questa corsa ha generato in tutto il mondo. Chapeaux.

Veni Bici Sushi, di Matteo Inzani
Nazione: Italia
Anno: 2015
Genere: documentario, sportivo
Durata: 79′
Acquistabile su Amazon Prime, o Itacaondemand

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