Il braccio da un milione di dollari
Questa cosa cambia la loro vita e per te è una grande responsabilità” Million dollar arm
di Gigi Marchitelli
Sembra una favola, ma è una storia vera. O meglio, il film è “basato su una storia vera” e tutto deve convergere al lieto fine – che effettivamente c’è stato, ma chissà…
C’è molto poco baseball, in realtà, e molto, anche in trasparenza, del mondo dei procuratori e degli agenti sportivi, della loro fame di contratti e di dollari.
Insomma, la storia è semplice: J.B. Bernstein (Jon Hamm) è un procuratore sportivo alla canna del gas. I campioni lo abbandonano inseguendo contratti più vantaggiosi e al limite lo sfruttano per far alzare i prezzi ai concorrenti. Il mondo in cui opera è quello del baseball (che sarà nuovamente sport olimpico a Tokyo), lo scenario quello di Los Angeles. C’è una scena in cui Bernstein dialoga con un suo collaboratore alla ricerca di un mercato “vergine” dove trovare nuove promesse per il baseball americano: la Cina? – spolpata. Taiwan? – idem. L’India? Ecco, un miliardo e mezzo di persone che seguono uno sport che somiglia al baseball, il cricket. Tra tutta questa gente ci saranno un paio di giovanotti capaci di lanciare una palla alla velocità di 80 miglia orarie e disposti a imparare le regole del baseball professionistico.
In verità, il giudizio che J.B. dà del cricket non è molto lusinghiero: “Sembra che abbiano aperto le porte di un manicomio e chiesto ai pazzi di inventare uno sport”.
Tuttavia l’idea sembra promettente. Si trova un finanziatore, si va in India e si propone un reality show trasmesso dalle TV indiane: “Million Dollar Arm”, il braccio da un milione di dollari. Qui c’è tutta una parte di stereotipi sull’India – lentezza, corruzione, cibo indigesto; ma anche spirito comunitario, socialità, accoglienza – che poteva decisamente essere gestito meglio. Insomma, il concorso, che ha un primo premio di 100.000 $, è un successo, i ragazzi accorrono per mettersi alla prova. Qui entrano in scena una serie di personaggi secondari ma assai interessanti. Ray Poitevint, interpretato da Alan Arkin è un vecchio talent scout perennemente insonnolito, ma capace di stupire: dal solo sibilo capisce la velocità della palla e se il tiro è buono. Deepesh Solanki (Pitobash Tripathy) è invece un appassionato locale di baseball che si offre gratuitamente a Bernstein pur di lavorare in quel mondo. Inizierà da traduttore/tuttofare e poi farà carriera. Infine ci sono Rinku Singh (Suraj Sharma) e Dinesh Kumar Patel (interpretato da Madhur Mittal), i due giovani che, con i loro lanci, vincono il reality e coronano il loro sogno: andranno negli Stati Uniti e si prepareranno per diventare giocatori professionisti di baseball nel ruolo appunto di lanciatore (pitcher): un ruolo chiave, perché un buon lanciatore è in grado, con tiri veloci e precisi o anche sorprendenti, di eliminare il battitore con uno strikeout (tre tiri non colpiti) o facendogli battere una palla facilmente difendibile, impedendo così alla squadra avversaria di fare punti.
Si scopre che nessuno dei due ha interesse per il cricket, uno gioca a hockey, l’altro è un lanciatore di giavellotto, ma tant’è.

Si torna negli Stati Uniti e qui ricominciano gli stereotipi: sui diversi stili di vita, le capacità di adattamento a un’altra cultura, la nostalgia della famiglia, eccetera. Qui prendono corpo altri due personaggi importanti: Miss Brenda (interpretata da Lake Bell), affittuaria di J.B. decisamente più empatica di lui e Tom House (Bill Paxton), l’allenatore che si prende in carico i due giovani e che in un anno di tempo li deve preparare ai provini con i talent scout della Major League Baseball. Nel frattempo Singh e Patel si rivelano poco adatti alla vita di albergo e, per una serie di circostanze, finiscono a vivere nella casa dello scapolissimo J.B. Bernstein. Tra non poche difficoltà e qualche brusca trasformazione nella vita dei nostri protagonisti la favola si avvia alla conclusione: si avvererà il sogno americano? Certamente, anche se oggi Patel è tornato in India e al giavellotto, preferendo l’atletica leggera al baseball, mentre Rinku Singh è rimasto negli Stati Uniti ma come wrestler. Il single impenitente J.B. Bernstein, naturalmente, è oggi sposato con Miss Brenda.
E questo finale, che il film non ci racconta, ci dice come la vita vada avanti e ciascuno, per trovare la sua strada, deve fare un lungo, avventuroso percorso.
Il regista Craig Gillespie, autore di opere ben più interessanti e mature come il drammatico I, Tonya con Margot Robbie nella parte di Tonya Harding (anche questo un film sportivo, anche questa una storia vera), gira qui con il pilota automatico affidandosi a soluzioni classiche e prevedibili, con Jon Hamm che gli dà una grande mano, carismatico e con il giusto physique du rôle anche nelle fasi più leggere del racconto.

TRAMA
J.B. Bernstein (Jon Hamm) è un agente sportivo sulla via del fallimento. Per evitarlo, serve un’idea geniale. L’ispirazione arriva una notte, mentre guarda in televisione il cricket giocato in India. Perché non andare a lì e trovare il prossimo sensazionale lanciatore di baseball? Partito per Mumbai J.B. organizza un concorso nazionale televisivo, il Million Dollar Arm dove 40.000 aspiranti competeranno per andare negli Stati Uniti ad allenarsi con il leggendario coach di lanci Tom House (Bill Paxton), con l’obiettivo di firmare per una squadra della Major League. I due vincitori diciottenni, Rinku e Dinesh (Suraj Sharma, Madhur Mittal) volano con J.B. negli States, e si mettono subito al lavoro per imparare i segreti del baseball e della cultura americana ma, a loro volta, insegnano a J.B. il vero significato del lavoro di squadra e dell’impegno.
Million dollar arm di Craig Gillespie
Nazione: Stati Uniti
Anno: 2014
Genere: commedia, sportivo
Durata: 124′
Distribuito in Italia a pagamento sulle piattaforme Rakuten.tv, Google Play, Amazon Prime, Chili, TimVision e su AppleTV.