EditorialiSpeciali

Dio perdona, i tifosi no

di Gaetano Borrelli

Gianluca Grassadonia allenatore del Pescara (Foto Urbini/LaPresse per Pescara Calcio)

Caro Salvatore,

hai visto cosa è successo a Salerno? Certamente no, te lo racconto. Prima della partita tra Pescara e Salernitana la figlia dell’allenatore del Pescara, Grassadonia, è stata aggredita e strattonata per strada, perché il padre si comportasse “bene” durante la partita con la Salernitana. Ti spiego i motivi. Se la Salernitana vince a Pescara, ormai già retrocesso, va direttamente in serie A, altrimenti accede ai play off. Come tutti sanno la Salernitana, peraltro di proprietà di Lotito, lo stesso della Lazio, ha partecipato ben due volte al campionato di Serie A, la prima nel secondo dopoguerra e la seconda nel 1998 – 1999. In entrambi i casi la permanenza della squadra è durata il solo campionato in corso e quindi possiamo dire che i tifosi non hanno avuto nemmeno il tempo di abituarsi all’idea. Ora vi è questa opportunità che non vogliono perdere assolutamente: di solito, si incoraggia il tecnico e i propri giocatori a dare di tutto per la realizzazione dell’impresa. Vi è però una manica di deficienti che pensa che, magari, intimidire l’allenatore avversario possa essere più efficace che incoraggiare i propri calciatori e lo fanno in perfetto stile mafioso, aggredendo la figlia diciottenne di Grassadonia per strada, in maniera non grave ma comunque offensiva. Magari avranno pensato che, se aggredivano Grassadonia, potevano pure rimediare qualche schiaffone e allora si sono astenuti, dimostrando la loro naturale vocazione al numero 71, e chi vuol capire capisca! Sono basita Salvatò!

Ti saluto

Maria

Cara Maria,

tu ti basisci con troppa facilità. Ti racconto una storia.  Grassadonia era un buon giocatore. Ha giocato molto tra i professionisti di serie A e B e tra l’altro anche nella Salernitana e nel Cagliari. Destino vuole che nell’anno della seconda presenza della Salernitana in serie A (stagione 1998/1999) lo scontro diretto decretò la salvezza del Cagliari dove giocava Grassadonia contribuendo alla retrocessione della Salernitana. Da allora è entrato nel cuore dei tifosi salernitani non in senso buono però, anzi. A niente contano per i tifosi che la famiglia sia di Salerno, che i figli abbiano vissuto a Salerno, che abbiano casa a Salerno e quindi possiamo dedurre che tutti siano molto legati alla città. No: per questi deficienti conta solo che Grassadonia giocava nel Cagliari e che doveva fare? Farsi un’autorete? Sputare in faccia all’arbitro e farsi espellere? Chiedere scusa alla città e ai suoi abitanti – tifosi o pseudo tali? – Rinunciare alle libertà civili e chiudersi in convento per espiare la sua colpa, ovviamente con susseguente voto di castità? Ora, cara Maria, cerca tu di rispondere a questi importanti quesiti, tanto lo so che con il tuo animo da malata del calcio qualcosa troveresti. Consiglierei invece ai tifosi di preoccuparsi di cose serie, come ad esempio cosa succederà quando si giocherà Salernitana-Lazio, ad esempio. E comunque, checché tu ne pensi rimane la domanda: ma chi ha dato tanta valenza a questi personaggi? Le società di calcio si facciano una domanda e si diano una risposta.

A presto Marì

Salvatore    

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *