Un documentario sulla salvezza della Salernitana, e non solo
di Emanuele Di Casola
È disponibile su Dazn e ruota intorno alla figura di Walter Sabatini; un prodotto che tutti gli amanti del calcio dovrebbero vedere
Affermare che Walter Sabatini sia semplicemente un ottimo direttore sportivo non rende giustizia alla figura dell’uomo in questione. Walter Sabatini è un filosofo del calcio, come traspare da un documentario sulla salvezza della Salernitana mandato in onda su Dazn.

Nei 24 minuti di riprese ogni parola del direttore sportivo non è detta a caso, ha un senso – una chiusura – come ogni sua operazione di calciomercato. Ogni frase lascia trasparire le enormi capacità del Sabatini direttore sportivo ma anche un sesto senso e un metodo che vanno oltre la semplice esperienza di un uomo con una lunga carriera.
Giunto a Salerno in una situazione disperata, a Walter Sabatini sono bastati una sessione di mercato e undici acquisti per portare la squadra alla salvezza.
Una società che tra dicembre e gennaio non era nemmeno sicura di continuare ad esistere, abbinata a una squadra che sul campo aveva raccolto la miseria di 8 punti (2 vittorie, 2 pareggi e 12 sconfitte).
Difficoltà causate anche dalle vicissitudini che hanno colpito la proprietà e che potevano portare all’esclusione della squadra campana dal campionato. Poi la svolta, l’arrivo di un acquirente: Danilo Iervolino, fondatore di UniPegaso e da poco proprietario anche dello storico settimanale L’Espresso. Grazie alla figura di Iervolino la Salernitana è salva dal fallimento, ma i punti restano 8.
La strategia del presidente per compiere l’impresa sul campo è semplice: chiamare un uomo che di calcio si nutre ogni giorno, lo vive, lo respira.
La salvezza della Salernitana
Una salvezza raggiunta con il cosiddetto “Instant team” costruito da Sabatini, con undici innesti nell’organico della squadra e l’ingaggio di uno specialista in termini di salvezze (ne aveva conquistate altre tre con Crotone, Genoa e Torino): Davide Nicola. Tanti ingredienti, ai quali si aggiunge una tifoseria senza dubbio meritevole dei palcoscenici più importanti, per un’avventura che fino all’ultimo ha tenuto col fiato sospeso.

Qui torniamo a Walter Sabatini e alla sua smisurata cultura, non solo calcistica. Un calcio che, come afferma nel documentario, rappresenta un modo per esprimersi e comunicare: come la tavolozza del pittore o il microfono di un cantante. E a Salerno il quadro, o il concerto, è stato dei migliori. Non subito, magari, non senza difficoltà e grattacapi, e soprattutto con un epilogo dei meno romantici, degno di una stagione di Ted Lasso.
Ultima giornata, decisiva, il pubblico allo Stadio Arechi di Salerno è mozzafiato e partecipa a cori e coreografie che hanno fatto il giro del web. Alla Salernitana basta un punto per salvarsi, ma non deve assolutamente perdere.
L’epilogo? Sconfitta per 4 a 0 in casa per gli uomini di Nicola, e interminabili istanti passati ad aspettare il verdetto della gara che coinvolgeva l’altra pretendente alla salvezza, il Cagliari, bisognoso di una vittoria a Venezia. I sardi non riescono a far gol, è zero a zero: loro vanno in Serie B e Sabatini può festeggiare la salvezza, alla quale ha sempre creduto, pur vivendo le partite della Salernitana fino alla fine con “paura”. Una paura – non terrore – un “formicolio”, che il direttore definisce “irrinunciabile”.
Il documentario W Sabatini – Salvezza 7 per cento (titolo che rimanda alle possibilità che alcune testate avevano dato ai campani di salvarsi) non è solo un documentario sulla salvezza della Salernitana, ma uno spot per il calcio di oggi, spesso giudicato (a volte a ragione) come “vuoto” e “privo di valori”.