Sochi 2014, Rio 2016 e PyeongChang 2018: ombre e luci dei piani di sostenibilità ambientale delle Olimpiadi
di Chiara Aruffo
Nella scorsa puntata, abbiamo parlato della sostenibilità ambientale in merito alle Olimpiadi di Pechino 2008, Vancouver 2010 e Londra 2012. Oggi in questo ultimo appuntamento con la storia, vediamo come il tema ambientale è stato affrontato a Sochi 2014, Rio 2016 e PyeongChang 2018.
Sochi 2014: un disastro annunciato?
Come spesso avvenuto per altre edizioni olimpiche, la candidatura di Sochi ad ospitare le Olimpiadi del 2014 si presenta sotto i migliori auspici in tema di sostenibilità ambientale. L’ispirazione maggiore sono i Giochi di Vancouver 2010, e gli organizzatori russi si pongono come obiettivi: l’abbattimento delle barriere architettoniche, la conservazione dei valori e della cultura nazionale, la prosperità economica, l’utilizzo di tecnologie moderne e l’armonia con la natura. Quando è ora di passare ai fatti, le difficoltà emergono sin da subito. Un esempio su tutti: la candidatura è opera di un team di consulenti internazionali e il comitato organizzatore trova difficoltà addirittura nella comprensione a causa del vocabolario tecnico che non trova un corrispettivo in russo. La scelta di ospitare i Giochi in un’area adiacente a un parco nazionale è sicuramente azzardata, e la collaborazione con l’UNEP (United Nation Environment Programme), il WWF e Greenpeace aiuta solo in parte a contenere l’impatto ambientale. Sono numerose le segnalazioni di sversamenti di materiale pericoloso nei fiumi e l’abbattimento di alberi protetti. La restaurazione dell’area intorno al fiume Mzymta, sbandierata come eredità dei Giochi, secondo molti è solo la conseguenza di comportamenti illeciti che hanno devastato un’area che non avrebbe dovuto essere danneggiata fin dall’inizio.
Tra le (poche) note positive, la creazione di un nuovo standard nazionale in Russia per la costruzione con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e gli effetti negativi sull’ambiente. Per quanto riguarda lo sviluppo culturale, le Olimpiadi di Sochi hanno dato un impulso positivo al volontariato tra i giovani e hanno favorito la fondazione della Russian International Olympic University.

Rio 2016: la qualità dell’acqua uno dei rebus irrisolti
La pianificazione dei Giochi di Rio ha, tra gli obiettivi, quello di fissare dei nuovi standard di sostenibilità a livello regionale e nazionale. I tre punti cardine sono: minimizzare l’impatto ambientale, garantire l’accessibilità a tutti, contribuire allo sviluppo economico dello stato di Rio de Janeiro. Criteri ambientali ed etici vengono inclusi nei bandi di prodotti e servizi necessari all’organizzazione dei Giochi. Inoltre, il comitato organizzatore mette in piedi un programma di compensazione delle emissioni di carbonio legate alla preparazione e allo svolgimento dei Giochi. Sempre tra le note positive, le Olimpiadi di Rio ottengono la certificazione ISO2012-1 (una delle eredità di Londra 2012), un riconoscimento al rispetto degli standard internazionali per quanto riguarda la costruzione degli edifici olimpici.
Una delle tematiche più controverse durante l’avvicinamento ai Giochi riguarda la qualità dell’acqua. Nel processo di candidatura, il miglioramento delle condizioni igieniche dell’acqua è legato sia alla sicurezza degli atleti (per esempio i nuotatori di fondo) che a un’eredità da lasciare alla città. Nella realtà, contro questo progetto remano interessi economici, politici ma anche culturali in quanto le condizioni sanitarie precarie in cui vive la maggior parte della popolazione fanno sì che i cittadini siano poco interessati a dove effettivamente avviene lo scarico delle acque, purché avvenga. A poche settimane dai Giochi, la situazione in cui versa la baia di Guanabara desta molta preoccupazione negli atleti per primi. La soluzione, temporanea, è quella di costruire delle eco-barriere nei fiumi che si immettono nella baia e rimuovere i detriti con l’ausilio di barche (eco-barcos). Le barriere riducono il rischio di collisione con i rifiuti galleggianti, ma possono ben poco contro la qualità dell’acqua in sé. Fortunatamente, la maggior parte degli atleti non subisce ripercussioni, grazie soprattutto a misure di prevenzione stringenti: lavarsi immediatamente dopo essere usciti dall’acqua, usare gel disinfettanti, sigillare le borracce per evitare che vengano a contatto con l’acqua. Suona familiare?

PyeongChang 2018: tanti successi, ma il punto interrogativo del Jeongseon Alpine Centre
Le Olimpiadi di PyeongChang vengono pianificate tenendo a mente lo slogan: “an O2 Plus Winter Games” (Giochi Invernali ricchi in O2 – ossigeno). I punti chiave del programma sono: la costruzione di edifici efficienti dal punto di vista energetico, il rispetto della biodiversità, il riciclo dell’acqua piovana, l’utilizzo di energie rinnovabili, l’incremento del sistema di trasporto pubblico e la presa di consapevolezza dei cittadini sul tema della sostenibilità.
I Giochi di PyeongChang sono i primi Giochi Invernali ad ottenere la certificazione internazionale ISO2012-1 e la città viene riconosciuta dal governo nazionale come “Low-Carbon Green Growth Model City” (modello di città verde a bassa emissione). Il comitato organizzatore sudcoreano progetta il futuro post-olimpico delle costruzioni olimpiche, ma nonostante gli sforzi tre opere rimangono tagliate fuori: il Gangneung Oval, il Gangneung Ice Hockey Centre e il Jeongseon Alpine Centre. In particolare, quest’ultimo è stato al centro di numerose polemiche perché la sua costruzione ha determinato la distruzione di un’intera foresta e il governo locale si è sempre dichiarato a favore della demolizione e dalla restaurazione della foresta a termine dei Giochi.

Foto di copertina: la cerimonia di apertura dei Giochi di Rio 2016 (foto Julian Finney / Getty Images).