Magico in campo, eroico nella vita

Vite, vittorie e medaglie
In questa rubrica, presento brevi storie di atleti olimpici che hanno vinto la loro gara con la vita; persone e volti che raccontano quanto i valori dello sport siano intersecati con i grandi ideali a cui ognuno di noi aspira. Attraverso le biografie di olimpionici di ieri e di oggi, vi invito a percorrere un cammino verso le Olimpiadi del 2024, tirando fuori il meglio da ogni atleta per provare a imitarlo: perché no? 

di Pamela Fabiano

Magic Johnson con la famosa maglia n. 32 dei Lakers. Foto: www.nba.com

È stato Fred Stabley Jr., cronista sportivo del Lansing State Journal, a chiamare un giovanissimo Earvin Johnson “Magic” alla fine di una partita in cui, il ragazzo di Lansing (Michigan) mise a segno 36 punti, con 16 rimbalzi e 16 assist. Era davvero incredibile, anche per il giornalista che disse: «Credo che tu debba avere un soprannome. Stavo pensando di chiamarti “Dr. J.” ma è già utilizzato, così come “Big E.”. Che ne pensi se ti chiamo “Magic”?». Earvin con un po’ di imbarazzo e senza capire, forse, fino in fondo la portata della sua risposta disse: “Ok, sono d’accordo”. Cominciò così, in un college americano come tanti – l’Everett –  una storia fatta di vittorie e di trionfi.

Un giocatore generoso

Johnson era ‘Magic’ perché, fin da ragazzo riusciva a catturare rimbalzi, a inventare canestri e fare passaggi inimmaginabili. E, infatti, il suo primo allenatore vede subito in lui un playmaker, nonostante i suoi 206 cm di altezza, proprio perché è un giocatore generoso in passaggi, palleggi e rimbalzi.

Entra nell’NBA nel Draft del  1979 e viene acquistato dai Los Angeles Lakers con un contratto da 600.000 dollari a stagione, entrando così ufficialmente nella storia del basket statunitense e mondiale.

Con Magic Johnson, i Lakers vincono ben cinque campionati NBA (1980, 1982, 1985, 1987,1988) e Magic, per tre volte, viene nominato miglior giocatore dell’ NBA (1987, 1989, 1990).

Sono gli anni in cui Johnson contribuisce ad una evoluzione del modo di giocare a basket perché nella posizione di playmaker – tradizionalmente riservata ai più piccoletti alla Gigi la Trottola! – ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’NBA. Le statistiche parlano, infatti, di 6559 rimbalzi, 10141 assist e 17707 punti, con una media altissima di 19.5 punti a partita.

Eppure, il magico giocatore che era diventato un eroe nazionale, doveva ancora affrontare la partita più importante della vita. Nel corso di un normale controllo medico prima di una partita, il 7 novembre 1991, Magic Johnson risulta positivo al test HIV. Sono gli anni della grande paura dell’AIDS e il mondo dello sport viene scosso grandemente dalla notizia. Magic annuncia il ritiro per tutelare i suoi compagni di squadra, il campionato, e se stesso, ma i medici interpellati si levano a favore di un suo ritorno perché Johnson non ha contratto il virus e la sua sieropositività non avrà conseguenze rilevanti. Esso stesso, però, vuole farlo e racconta che la moglie e il figlio che lei aspettava non risultano sieropositivi al test HIV.

Barcellona 1992: medaglia d’oro nonostante la paura

Arriviamo, così, al momento che più ci interessa in questa rubrica: le Olimpiadi di Barcellona del 1992.  L’opinione pubblica lo adora, così Johnson torna in campo insieme a Larry Bird e Michael Jordan, gli altri due giganti del basket americano,  nell’irripetibile ‘Dream Team’. A Barcellona, guidati dall’allenatore Chuck Daly, dei New Jersey Nets, la squadra vince la medaglia d’oro.  Johnson realizza  48 punti complessivi disputando 5 delle 8 partite del torneo olimpico.

Johnson diventa un simbolo mondiale di come ci si può rialzare dopo una difficoltà e nonostante lo stigma di una malattia che, all’epoca, faceva molta paura e generava pregiudizi.

Pur provando a ritirarsi varie volte, Magic torna sempre a giocare e a vincere per la gioia dei suoi ammiratori fino al 1996 quado si ritira, sfidando lo scetticismo dei suoi colleghi e di alcuni commentatori che lo vedono sempre più ingrassato e pesante.

Voce e dignità ad ogni tipo di emarginazione

Magic Johnson è stato un campione sul parquet, certo, ma soprattutto ha dato voce e restituito dignità ad ogni tipo di emarginazione sociale e stigma dovuto a pregiudizi e ignoranza. Karl Malone, compagno di squadra, che negli anni aveva espresso apertamente perplessità sulla sua malattia , dichiarò: «Oggi siamo tutti più informati. Ho parlato a lungo con Magic, ogni cosa è chiarita: è il benvenuto». Informazione: Magic è riuscito a rendere la società americana e internazionale più informata e consapevole sull’AIDS e sulla sieropositività.

Partecipando attivamente alla lotta contro l’AIDS, con sua moglie Cookie, conduce tutt’ora campagne di sensibilizzazione e raccolte fondi attraverso la loro Magic Johnson Foundation che organizza programmi scolastici per inserimento di studenti provenienti da famiglie in difficoltà, promuove politiche per l’accesso alle cure mediche, insegna l’uso del computer per un adeguato inserimento professionale di persone fragili, pratica una educazione contro le discriminazioni razziali e effettua test gratuiti per il controllo della sieropositività negli USA.

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