Da soli non si vince
Il più classico dei film a tema sportivo: l’ex campione diventato alcolista che ottiene una seconda possibilità e, combattendo contro i propri fantasmi, trasforma una squadra di brocchi in un gruppo invincibile.
di Gigi Marchitelli
Messa così, già visto mille volte, ma il problema non è questo. “Tornare a vincere”, titolo originale “The Way Back”, uscito ad aprile in Italia e quindi mai proiettato in sala, ma distribuito da tutte le piattaforme digitali – i primi dieci minuti si possono addirittura vedere gratuitamente su You Tube – manca proprio dell’elemento che in film simili avvince ed appassiona: la costruzione di un gruppo motivato, le sottotrame dei vari personaggi, le amicizie, le conflittualità, la lenta e inevitabilmente non rettilinea progressione della squadra prima di arrivare alla sofferta vittoria.
Pochi rapidi accenni a tutto questo: il film realizzato dal regista Gavin O’Connor, che insieme a Brad Ingelsby ha scritto anche la sceneggiatura, si avvale di un buon Ben Affleck come attore protagonista e questo è quanto, non c’è altro.
Bravo, peraltro, anche se qualcuno ricorda come i guai del protagonista, Jack Cunningham, siano molto simili ai guai di Ben Affleck stesso.
Ben e Jack si confondono, ci confondono in uno sdoppiamento tra attore/personaggio, tra script e vita reale che ha come risultato un film fiacco e incerto anche nel raccontare la complessità del superamento del dolore.
Non parliamo poi della pallacanestro, che dovrebbe fare da motore alla vicenda. Invece è come se l’avventura con i ragazzi di Bishop Hayes fosse un racconto tangenziale, una parentesi, un elemento accidentale rispetto al film di Jack.
La mossa giusta, per Jack e per chi si sente arrivato sul fondo, è provare ad investire su una rinascita: una squadra di basket, una passione, un lavoro, una persona alla quale teniamo. Aiutare per aiutarsi. Costruire qualcosa per rinascere. Ma questo funziona fino a un certo punto.
E ciò che più manca al film è proprio la squadra, i ragazzi, la loro storia personale e collettiva, tanto che il loro successo risulta quasi inspiegabile e uno si chiede: è bastata qualche parola pesante a motivarli? Un allenatore inflessibile con loro e molto accondiscendente con se stesso?
Alla fine, Jack (e con lui Ben Affleck) decide di giocarsela da solo e questo è il suo errore: da soli non si vince.
Insomma, il mio consiglio è: lasciate perdere. Se proprio volete dedicare cinque minuti al basket, guardate piuttosto Dear Basketball, il corto realizzato da Kobe Bryant, diretto da Glen Keane e messo in musica da John Williams, vincitore del premio Oscar e basato sulla lettera di addio allo sport di Kobe stesso. Bryant, uno dei migliori professionisti della storia della pallacanestro, era anche un po’ italiano – qui ha vissuto tra i 6 e i 13 anni – ed è mancato a gennaio, insieme alla figlia di 13 anni, a causa di un incidente. Il miglior modo per ricordarlo è rivedere questi cinque minuti di pura emozione.
Lo potete fare ascoltando la sua voce, con i sottotitoli in italiano, qui.

TRAMA
Da ragazzo è stato una promessa del basket. Oggi di quel Jack Cunningham (Ben Affleck) resta pochissimo: ha perso un figlio di otto anni, sua moglie se ne è andata. Gli rimangono il lavoro da operaio in un cantiere e la sola, desolante compagnia dell’alcol. Un giorno, però, gli viene offerto di allenare la squadra di pallacanestro del suo liceo, dove ancora ricordano il suo talento sportivo. Poco convinto, Jack accetta comunque l’offerta…
Tornare a vincere di Gavin O’Connor
Titolo originale: The Way Back
Nazione: USA
Anno: 2020
Genere: drammatico, sportivo
Durata: 108′