Coppa Italia: Jamme, jamme ‘ncoppa, jamme jà

Il Napoli ha vinto, viva il Napoli e tutti i napoletani. Pazienza se la Juventus sia stata battuta soltanto ai calci di rigore nella finale dell’Olimpico a Roma. E chi se ne fotte!

Non era ancora finita la partita che Napoli era già pronta a invadere le strade come ai tempi degli scudetti 1986-87 e 1989-90. Battuta la Juventus, strabattuto il Coronavirus. Distanziamento sociale? Divieto di assembramento? (Decreto Legge 33/2000) Obbligo di indossare il casco su ciclomotori e motoveicoli (art. 171 codice della strada)? E chi se ne fotte!

Già in campo i calciatori e tutto il personale del Napoli avevano serenamente superato il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro abbracciandosi e sbaciucchiandosi senza freni: esultanze legittime considerando la storica avversaria, le avversità della pandemia, le costrizioni degli allenamenti a piccoli gruppi, l’attaccamento dei calciatori a Gattuso (soprattutto in questi ultimi giorni, dopo la morte della sorella dell’allenatore), il rapporto di amore-odio tra squadra e presidente il quale ha multato i calciatori dopo il rifiuto della squadra di recarsi in ritiro dopo la partita di Champions contro il Salisburgo dello scorso 5 novembre e la cui controversia giudiziaria è ancora in atto.

A parte lo spettacolo verace dei napoletani, vedere la partita in tivù è stato uno spettacolo triste. Non tanto per le trame di gioco lente, ripetitive e noiose (ce lo aspettavamo) quanto per il contorno. I seggiolini coperti graficamente dal computer a beneficio soltanto del munifico sponsor, mica di noi annoiati teleutenti. Mascherine sì, mascherine no, mascherine nì e so. A che serve tenerla appesa come uno stecchino quando poi vai ad abbracciare uno a uno tutti i tuoi dipendenti? La Juventus che si è premiata da sola andando a prendere le medaglie come se fossero fiocchi di ricambio del supermocio Vileda dagli scaffali di un supermercato e Napoli premiato da De Laurentiis e Agnelli belli, allegri e complici come compari in una partita di tressette.

Un grazie al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha confermato d’essere intollerante ai privilegi. Invitato alla partita, ha rifiutato. Non se l’è sentita d’essere oggetto di ripetute inquadrature tivù quando è ancora in vigore il regime di porte chiuse per gli italiani che egli rappresenta.  

Sportopolis si augura, infine, che nessuno infligga ai festaioli napoletani “la sanzione amministrativa pecuniaria da 400 a 3.000 euro, aumentata fino a un terzo se la violazione è commessa con l’utilizzo di un veicolo” (sempre D.L. 33/2000). Abbiamo avuto esempi deprimenti a Milano e a Roma, cominciate da quelli.

E’ tempo di fare festa.

Jamme, jamme ‘ncoppa, jamme jà,
Jamme, jamme ‘ncoppa, jamme jà,
funiculì, funiculà!
funiculì, funiculà!
‘ncoppa, jamme jà,
funiculì, funiculà! *

* Celeberrima canzone napoletana, diventata famosa in tutto il mondo; scritta nel 1880 dal giornalista Giuseppe Turco e musicata da Luigi Denza.

Foto di copertina da sscnapoli.it

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