Il ciclismo, una cena, l’amicizia: la felicità
Riportiamo lo scambio di articoli pubblicato su TuttoBiciWeb tra Marco Pastonesi e il direttore di Sportopolis Nando Aruffo in occasione di una cena organizzata con Danilo Di Luca
Il primo articolo è a cura di Marco Pastonesi, pubblicato con il titolo L’ora del Pasto. Nando Aruffo, l’amico felice.
Giro d’Italia, sala stampa, conferenza stampa. Prima il vincitore di tappa, poi la maglia rosa. Gli appuntamenti quotidiani, gli incontri rituali, il momento in cui raccogliere dichiarazioni e confidenze, impressioni e sensazioni, dettagli e soprattutto notizie, e poi trasferirle in pezzi – cronache, racconti, interviste – per il giornale. Guardandosi negli occhi. Prima del Covid, il giornalismo si faceva a stretto contatto. E nel ciclismo più che in altri sport. La conoscenza fra corridori e giornalisti cominciava a Donoratico e a Laigueglia e continuava fino al Lombardia, fra piccoli e grandi giri, fra classiche e circuiti, fra strade e alberghi, fra viaggi e raduni. Ci si conosceva bene, tutti, corridori e giornalisti, anche fra corridori (adesso non è più scontato, ci sono compagni di squadra che si vedono un paio di volte l’anno perché seguono calendari opposti), anche fra giornalisti (avevamo il privilegio di seguire le corse dai marciapiedi, non dalle redazioni).
Giro d’Italia, sala stampa, conferenza stampa. Quando le domande – le classiche: com’è andata la tappa, quando è nata la fuga, quando è cominciata la volata?, come vedi i tuoi avversari?, quali saranno le tappe decisive?, chi vincerà il Giro?, e tu?, cui seguiva il salomonico “corriamo alla giornata, tappa dopo tappa, poi vedremo” -, un giornalista alzò la mano, non con timidezza ma con rispetto, non con imbarazzo ma con discrezione, e alla maglia rosa domandò se fosse felice. Una domanda profonda e solenne, bellissima, tutt’altro che banale, tutt’altro che prevista. Seguì un lungo attimo di riflessione. Forse la maglia rosa pensò ai suoi sogni di bambino e alle sue fatiche di uomo. Forse i giornalisti pensarono che le graduatorie non fossero soltanto quelle a tempo o a punti, quelle dei traguardi volanti o dei gran premi della montagna. Io pensai che quel giornalista apparteneva a una categoria superiore. E che prima o poi saremmo diventati amici.
Nando Aruffo è un mio amico. Lui dice di aver lavorato per due giornali e mezzo: il “Guerin Sportivo” e il “Corriere dello Sport”, i due interi, e “Il Centro”, il mezzo. Interi e mezzo non per l’importanza dei giornali, ma per il tempo – anni di vita – che lui vi dedicò. Conoscendo la dedizione alle testate e la passione per lo sport, oserei correggerlo: due vite e mezza. Adesso, come me, continua a scrivere (e a leggere, studiare, incontrare, insomma: vivere) cercando di non togliere contratti, spazi e soldi ai giovani. Quindi, niente più cronaca, ma pensieri, storie, ritratti, anche semplice manovalanza volontaria. Con quella antica esigenza di ritrovare, ritrovarsi, ritrovarci insieme. Con quell’eterno bisogno di chiarire, spiegare, cercare la verità. I giornalisti, soprattutto quelli di ciclismo, sono geneticamente portati a riprodurre quei giri, quelle sale, quelle conferenze anche fuori dalle corse. Perché erano momenti pieni, ricchi, umanissimi.
L’altra sera, nella sua Paglieta, Nando ha organizzato uno di questi incontri corali. Parenti, amici, anche fra corridori, e così ha invitato Danilo Di Luca e Moreno Di Biase giornalisti, anche fra giornalisti, e così ha invitato. E tutti intorno a una tavolata, la condivisione di una chilometrica pasta alla mugnaia, più involtini e pallotte cacio e uova, più frappe e cicerchiata, con vini abruzzesi doc. E sempre tutti intorno alla tavolata, la condivisione di racconti rotondi: fughe, volate, tradimenti, vittorie, piazzamenti, cotte, gruppetti.
E Nando Aruffo mi sembrava proprio contento, anzi, felice.
La risposta di Nando Aruffo è prontamente arrivata sotto forma di lettera aperta, pubblicata con il titolo “La mia Paglieta, una serata nata per caso e quell’Ora del Pasto che mi ha sorpreso…“
Caro Direttore, chiedo ospitalità a te e sottraggo qualche minuto alle tue lettrici e lettori, perché mai avrei immaginato d’essere il protagonista felice di una puntata dell’Ora del Pasto. Tutto nasce, io presente, da una occasionale telefonata di Giuseppe Figini (che di tuttobiciweb è appassionato e appassionante collaboratore) a Marco Pastonesi.
Si dia il caso che Giuseppe conosca molto bene il mio paese, protagonista di dieci arrivi e nove partenze della Tirreno-Adriatico. “Salutami Paglieta – dice Figini – E al mulino Di Lallo fate ancora la pasta alla mugnaia?”.
“La pasta alla mugnaia la facciamo sempre – rispondo – Ma il mulino è chiuso. Però se verrai lo riapriremo per te”. Marco, nonostante la sua lunga carriera, ha girato un mondo e mezzo: ha seguito Giri, Tour, Giochi Olimpici, Mondiali, Europei e Criterium degli assi (che non è un torneo di briscola) ma non è mai stato al mio paese, Paglieta in provincia di Chieti.
“La prossima settimana sarò in Abruzzo, dai organizza una serata”, dice Marco. “Possiamo invitare due corridori di qualche tempo fa?” rispondo. (A me la parola ex non piace).
“Certo” replica felice. Due telefonate e la serata è presto fatta. I corridori professionisti sono Moreno Di Biase, perché è l’unico a gestire una “scuola di ciclismo” in tutta la provincia di Chieti e Danilo Di Luca, perché è l’unico abruzzese ad aver vinto il Giro d’Italia (2007) e perché penso che la squalifica a vita nel ciclismo non debba essere automaticamente associata alla squalifica nella vita di tutti i giorni. Quanti tra coloro che sgomitavano per intervistarlo, dopo la sua squalifica hanno fatto e fanno finta di non conoscerlo.
Caro Danilo, aspetto felicemente l’inizio del Giro d’Italia in Abruzzo per vedere quanti si ricorderanno di te, quanti ti chiameranno a parlare del tuo ciclismo, quanti verranno a salutarti a Pescara. Certo: anche tra di noi non sono mancati periodi di gelo però il tuo pregio è non portare rancore. Dopo 16 anni, è tempo di tornare a sfoggiare felicemente il trofeo di quel Giro vinto. Con la serata dal Rotary Club Atessa Val di Sangro e la pasta alla mugnaia di Paglieta siamo soltanto all’inizio.
Caro Marco, è stata sì una serata speciale ma non per merito mio: “L’ora del Pasto” ha felicemente sforato. L’Ora è diventata due ore e qualcosa in più. Non ho fatto altro che mettere a sedere, uno affianco all’altro, due persone vere e un gruppo di amici anch’essi felici.
Pensate, caro Marco e caro Danilo che per merito vostro a Paglieta s’è rischiata una crisi istituzionale. Il sindaco Ernesto Graziani viene a sapere che venite a Paglieta, vi associa alla partenza del Giro e s’inalbera (eufemismo): «Ma come, si parla di Giro d’Italia a Paglieta e io non so nulla?». Niente sotterfugi, caro sindaco: Marco Pastonesi ha spiegato benissimo, come solo lui sa fare, che fosse una cena amichevole.
Aneddoti, ricordi, retroscena e adesso questo inaspettato e felice regalo di Marco su Tuttobiciweb. Il ciclismo è questo: gli incroci, i bivi, le rotonde possono anche portarti temporaneamente lungo strade diverse. Quest’anno il mio paese Paglieta sarà il “paese con vista sul Giro” sempre pronto a scodellare felicemente la pasta alla mugnaia. Caro Direttore Pier Augusto, Paglieta aspetta anche te e la bella truppa da te diretta. Dovremmo cercare di convincere anche il nostro amico Sergio che si sta affezionando troppo ai soggiorni spagnoli.
A me non piace scrivere e parlare in prima persona, ve ne siete accorti: però ha ragione Marco che ringrazio pubblicamente per le parole fin troppo belle: siamo felici che il ciclismo abbia cementato una bella amicizia. Amico mio non è solo un modo di dire. Almeno per me.
