Sei Nazioni 2025, la seconda giornata
L’Italia vince ma non convince fino in fondo, la mina vagante Inghilterra affonda la corazzata Francia, la Scozia si arrende all’Irlanda e i Red Dragons prenotano il cucchiaio di legno. Un’altra appassionante giornata di gioco.
di Gigi Marchitelli
Sul fatto che sarebbe stato un Sei Nazioni da seguire, lo ammetto, sono stato un facile profeta. Continuo però a non trovare l’attesa progressione nel gioco dell’Italia. Che sabato 8 febbraio ha vinto, è vero, a Roma, contro i rossi del Galles. Ma non mi ha convinto fino in fondo. Se posso dire, gioco troppo macchinoso e difensivo, una sola meta segnata (molto bella, però, di Ange Capuozzo) e tutti gli altri punti segnati con calci piazzati (da Tommaso Allan, con tre calci consecutivi sbagliati, per di più). Il terreno era pesante, ha piovuto tutto il tempo, certamente il terreno era scivoloso e non ottimale: ma i nostri parametri continuano a essere scarsi nel possesso, nel gioco alla mano, nei punti d’incontro. Mentre andiamo bene in difesa, nel placcaggio e nelle mischie. Tanto è bastato per domare l’indisciplinato Galles, ma qualsiasi altra squadra ci avrebbe messo in serie difficoltà, come già ha fatto la Scozia la scorsa settimana. Resta poi la maledizione dell’ultimo quarto d’ora. Fino al 68′ abbiamo inchiodato i Red Dragons a tre punti, poi abbiamo mollato, hanno segnato meta e gli è stata assegnata una meta tecnica, due espulsioni all’Italia (78′ Riccioni, 79′ Lamb) e l’incubo di difendere il risultato negli ultimi minuti in 13, con un solo break di distacco. Risultato finale: 22-15, Regaliamo al Galles anche un bonus per differenza punti (vedi sotto). Abbiamo tenuto, bene, non saremo cucchiaio di legno, ma la strada ora per noi è tutta in salita. Speriamo almeno che questo torneo serva alla nostra nazionale a imparare qualcosa.

Il secondo incontro della giornata è stato senza dubbio il più divertente e il più sorprendente. Il sorpasso dell’Inghilterra è maturato negli ultimissimi minuti, con la meta al 78′ di Elliot Daly trasformata da Fin Smith, ma sicuramente è stata costruita in 80 minuti giocati senza risparmio da entrambe le squadre, molte palle alla mano, percussioni continue. Solo nei primi 15 ‘ l’Inghilterra ha eseguito 30 placcaggi, uno ogni 30″ (anche il conto dei placcaggi va all’Inghilterra, 123 a 108). Una partita veloce, agonistica, interpretata benissimo da entrambe le squadre, diciamo anche con un tocco di follia. L’Inghilterra ha rischiato e poteva benissimo perdere, ma ha vinto, sia pure di un solo punto. La Francia non è stata da meno, forse ha scontato un po’ di supponenza: 26-25 è un risultato che fotografa una situazione in campo molto fluida, chiunque fino all’ultimo avrebbe potuto portare a casa il risultato: è toccato all’Inghilterra. Nel complesso, una partita che vorremmo vedere e rivedere.

Infine, Scozia-Irlanda. La Scozia ci ha provato, ha tenuto duro fino all’ultimo, ma il gioco disciplinato e attento dell’Irlanda non lasciava spazio alla manovra e anzi metteva pressione agli scozzesi fin dai primi minuti. Al 7′ la prima meta (di quattro) irlandese che si conferma la squadra da battere e che prende il largo in testa alla classifica. Ma gli scozzesi non hanno mai mollato. Le loro due mete le hanno segnate al 40′ e al 75′, proprio allo scadere dei tempi. Sconfitti, (18-32) ma con onore.

Dal 2017 il torneo più antico al mondo ha introdotto il sistema di punti australe adottato ormai in tutto il mondo del rugby. I punti sono assegnati seguendo il metodo:
- 4 punti per la vittoria
- 2 punti nel caso di parità
- 0 punti per la sconfitta
- 1 di bonus per chi segna 4 mete
- 1 per chi perde con 7 o meno punti di scarto
- In più 3 punti di bonus sono assegnati al team che si impone su tutte le altre squadre. Ossia che vince su tutte: in gergo si chiama Grande Slam.
