Michael Phelps: soffocato dalle medaglie, rinato grazie alla terapia
Vite, vittorie e medaglie
In questa rubrica, presento brevi storie di atleti olimpici che hanno vinto la loro gara con la vita; persone e volti che raccontano quanto i valori dello sport siano intersecati con i grandi ideali a cui ognuno di noi aspira. Attraverso le biografie di olimpionici di ieri e di oggi, vi invito a percorrere un cammino verso le Olimpiadi del 2024, tirando fuori il meglio da ogni atleta per provare a imitarlo: perché no?

di Pamela Fabiano
E’ l’olimpionico americano più decorato di tutti i tempi e, dopo il ritiro nel 2016, si allena ancora oggi ogni giorno, anche e soprattutto per mantenere sana la sua salute mentale. Con la biografia di Michael Phelps, continua il nostro viaggio attraverso vite di olimpionici che hanno vinto la loro gara con la vita.
Nato a Baltimora (USA), Micheal Phelps è diventato, dopo i Giochi di Londra 2012, il nuotatore e l’atleta che ha vinto più medaglie nella storia delle Olimpiadi moderne: 28 di cui 23 ori (altro primato). Eppure, nel 2004, nel pieno del successo e dopo aver vinto sei medaglie d’oro e due di bronzo alle Olimpiadi di Atene, Micheal dichiarò di aver provato per la prima volta un disagio fisico e mentale che, solo dopo, chiamò “depressione post-olimpica”. Dopo una breve pausa, continuò a gareggiare a vincere, Michael, nelle Olimpiadi del 2008 e del 2012. Ma era l’inizio di un lungo e doloroso percorso fatto di vittorie, ma anche di sovraesposizione, ansia, pensieri suicidi che annegava nell’alcool e nella marijuana. “Nel corso della mia carriera, ho avuto intorno a me un team di persone che prestavano attenzione alla mia salute fisica. Se avevo bisogno di diventare più forte, c’erano 10 persone che cercavano il modo di farlo. Ma mentalmente non era così”, ha dichiarato Phelps in una intervista alla rivista newyorkese Healthline nel 2022. “Lavori così duramente per quattro anni per arrivare a quel punto” disse ancora “e poi ti ritrovi in cima alla montagna, e ti chiedi: ‘Che diavolo devo fare? Dove dovrei andare? Chi sono?’.
Essere umano e non solo nuotatore
Tuttavia, la spinta all’autoriflessione e all’autoconsapevolezza avvenne solo nel 2014, quando ricevette la sua seconda denuncia per guida in stato di ebbrezza e un terribile linciaggio mediatico. In preda alla depressione, Phelps rimase chiuso nella sua casa per diversi giorni, fino a quando trovò il modo di chiedere aiuto. Cominciò, così, una riabilitazione fisica e mentale grazie alla quale ritornò a sentirsi “umano”, capace di apprezzarsi e di amarsi: “Penso che per molto tempo mi sono visto come un nuotatore e non come un essere umano, quindi ho potuto imparare di più su di me, su come funzionavo, sul perché funzionavo in quel modo, liberandomi di tutte quelle cose superflue che avevo dentro di me”.
Prima di Rio 2016, condivise pubblicamente i suoi problemi di salute mentale e questo gli tolse un grosso peso. Ammettere che non ere perfetto lo aiutò molto. A Rio 2016, la sua quarta partecipazione olimpica, Michael ritornò quindi con una ritrovata fiducia in se stesso e conquistò altri cinque ori, ma il 12 agosto 2016 comunicò il ritiro dall’attività agonistica.
Più volte, nel corso degli anni, la medaglia d’oro olimpica ha parlato del modo in cui la terapia lo ha aiutato ad accettare la sua depressione e la sua ansia, mettendolo sulla strada giusta per migliorare la sua salute mentale. Sebbene la terapia abbia dato a Phelps la possibilità di comprendere se stesso e gli strumenti per affrontare la sua salute mentale, sa bene che depressione e ansia non scompariranno facilmente e che la loro gestione richiede pazienza, flessibilità: “Non posso aspettarmi di avere tutte le risposte oggi, ma devo anche concedermi il perdono perché sto ancora imparando e a volte è difficile”.
L’impegno per cancellare lo stigma
In qualità di olimpionico di fama mondiale, Phelps sta portando avanti campagne per la consapevolezza sulla salute mentale in tutto il mondo. Bisogna parlare di terapia, salute mentale e stigma tra amici, in famiglia, nelle scuole e sui social media e Phelps è molto attivo per contribuire a questo cambiamento che, dopo la pandemia, sta avvenendo lentamente tra i più giovani. Dal maggio del 2023, Phelps collabora con Talkspace nella campagna ‘Celebrate Every Step’, che mira a ispirare le persone a fare un simbolico “passo in avanti di salute mentale” e ad agire per il proprio benessere mentale. La sua missione principale è quella di diffondere la consapevolezza sulla salute mentale e di far sapere agli altri che c’è speranza di guarigione se si parte dall’amore per se stessi e dalla fiducia in chi sa come aiutarti.
L’aiuto professionale è fondamentale per chi lotta contro depressione, ansia e pensieri suicidi
Ci sono persone, soprattutto giovani e adolescenti, che lottano con questi problemi e che hanno raggiunto un punto di rottura in cui la loro vita sembra non avere più senso per loro. Questa sensazione può essere incredibilmente invalidante e spesso c’è bisogno di aiuto al di fuori dei loro sistemi di supporto esistenti per aiutarli a dare di nuovo un senso alle cose. Gli spazi terapeutici offrono l’opportunità di esplorare in modo sicuro i sentimenti in un ambiente compassionevole e stimolante che incoraggia l’autocompassione e la comprensione.
Micheal Phelps: nuotatore statunitense
NASCITA: 30 giugno 1985
LUOGO: Baltimora, Stati Uniti d’America
ETA’: 38 anni