L’ingegnere che ha osato cambiare
Vite, vittorie e medaglie
In questa rubrica, presento brevi storie di atleti olimpici che hanno vinto la loro gara con la vita; persone e volti che raccontano quanto i valori dello sport siano intersecati con i grandi ideali a cui ognuno di noi aspira. Attraverso le biografie di olimpionici di ieri e di oggi, vi invito a percorrere un cammino verso le Olimpiadi del 2024, tirando fuori il meglio da ogni atleta per provare a imitarlo: perché no?

di Pamela Fabiano
Richard Douglas (Dick) Fosbury è un ragazzone americano di 21 anni quando, nel pieno delle contestazioni giovanili del ’68, cambia per sempre la storia del salto in alto.
Nato il 6 marzo 1947 a Portland (USA), Dick si allena da anni nella cittadina di Medford ma senza grandi risultati. Le tecniche in uso in quel periodo per saltare l’asticella erano la classica ventrale o la ancora più antiquata “a forbice” che, su di lui, non funzionavano per niente. Caparbio e creativo allo stesso tempo, prova milioni di volte una tecnica alternativa già in uso ma poco praticata, che gli ronzava in testa da tempo: sollevando le anche fa in modo che le spalle arretrino facendo appiattire la schiena sull’asta. Eureka: Fosbury migliora la sua performance di ben 15 centimetri. La tecnica messa a punto da Dick è il risultato di un paziente lavoro di ricerca e studi di biomeccanica applicata, che l’atleta studia in quegli anni nella facoltà di ingegneria della Oregon State University.
Da quel momento, Dick si convince che questa nuova tecnica è quella vincente. Il Fosbury Flop – così verrà chiamato il metodo- verrà mostrato al mondo per la prima volta alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico suscitando grande stupore e oggi è impiegato universalmente da tutti i saltisti.
Ma in cosa consiste la particolarità del salto? A livello fisico, dopo aver compiuto una rincorsa curvilinea – una novità rispetto agli stili precedenti, che prevedevano una traiettoria lineare – nel momento del salto eseguiva una rotazione sul piede di stacco, sorvolando l’ostacolo dopo avergli dato le spalle e curvando all’indietro il corpo. Il salto non fonda il proprio valore sulla sola potenza fisica, ma su velocità e dominio di sé (corpo e mente) per muovere in sintonia e ritmo le braccia e il resto del corpo nel momento del salto. Anche per l’atterraggio, Dick inventa un nuovo metodo: non più trucioli di legno o sabbia, ma schiuma sintetica (i materassi che vediamo ancora oggi), per proteggere la schiena nella fase delicata dell’atterraggio.
Non è facile da spiegare, meglio vederlo in pratica:

A livello ideale, Dick Fosbury, perfezionando e applicando la sua nuova tecnica dimostra semplicemente che nella vita bisogna osare. Osare di cambiare la mediocrità delle cose, il “si è sempre fatto così”. La creatività associata alla tecnica e alla disciplina sono arma potente per vincere le proprie sfide.
È così che Dick Fosbury da perfetto sconosciuto vince la medaglia d’oro olimpica in Messico il 20 ottobre 1968 e stabilisce il nuovo record di 2,24 metri.
Tutto il mondo lo acclama, ma Dick è decisamente schivo e riservato. Pur nel pieno della sua fama mondiale, Dick Fosbury decide di ritirarsi e di non provare nemmeno a gareggiare alle Olimpiadi del 1972.
Ritorna ai suoi amati studi di ingegneria civile e lavora per contribuire alla riqualificazione di aree della Sun Valley, vince battaglie politiche e sconfigge un tumore alla colonna vertebrale. Niente male per essere “solo” un ingegnere che ha inventato una tecnica rivoluzionaria e che ha vinto un’Olimpiade.
Dick Fosbury, Atleta statunitense
NASCITA: 6 marzo 1947
MORTE: 12 marzo 2023
LUOGO DI NASCITA: Portland, Stati Uniti
ETÀ: 76 anni
È mancato propio in questi giorni, a causa di un linfoma, Dick Fosbury. Così lo ricorda, commossa, Sara Simeoni: “Fosbury non ha bisogno di un monumento, ancora oggi, ogni volta che un atleta compie un salto, in qualunque parte del mondo, il suo nome viene ricordato”.