Fiamme Azzurre: tutto nacque con Pietro Mennea
di Nando Aruffo
Continua su Sportopolis.it lo speciale sui corpi militari e sul ruolo che hanno nello sviluppo dello sport italiano. Ne abbiamo parlato con il Dirigente Aggiunto Dott. Mariano Salvatore, Responsabile del G.S. Fiamme Azzurre del Corpo di Polizia Penitenziaria, che ringraziamo per la disponibilità.
- Che cosa ha rappresentato per le Fiamme Azzurre Pietro Mennea che è stato l’artefice della nascita di questo gruppo sportivo nel 1983 insieme con il magistrato Raffaele Condemi?
Pietro Mennea è stato, a mio parere, l’atleta italiano più forte di tutti i tempi. Ho iniziato la mia carriera da atleta del gruppo sportivo Fiamme Azzurre grazie a lui. Ricordo le conversazioni che tenevamo prima degli allenamenti allo stadio dell’Acqua Acetosa ora intitolato a Paolo Rosi. Frasi che, quando sei giovane ti sembrano buttate lì, a volte quasi ovvie, ma Pietro conosceva benissimo il senso della retorica. Ripeteva concetti ovvi, che tutti forse danno per scontati ma che nessuno nella vita è disposto ad applicare perché faticoso. Tuttavia lui sapeva che se li somatizzi, se il tuo interlocutore riesce a mandarli nel profondo dei suoi valori allora verranno applicati nella vita di tutti i giorni senza nemmeno accorgersene. Mennea diceva a tutti noi giovani promesse dell’atletica leggera militanti nel suo gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre: “ragazzi, per vincere nella vita come nello sport, non basta il talento… ad esso va aggiunto il sacrificio, la fatica e la sofferenza di un duro e quotidiano lavoro che nello sport è rappresentato dall’allenamento”. Ecco Mennea ed il suo grande amico, il Magistrato Condemi Raffaele, rappresentano, per le Fiamme Azzurre l’icona del successo ottenuto attraverso il lavoro, l’abnegazione e lo spirito di sacrificio.
- Quale importanza attribuisce al suo gruppo sportivo nell’ambito dello sviluppo dello sport italiano?

Le Fiamme Azzurre ricoprono un ruolo di primaria importanza nell’ambito dello sviluppo dello sport italiano perché mettono a disposizione dei cittadini le loro strutture sportive gratuitamente ma, soprattutto, il proprio staff tecnico, che quasi sempre coincide con quello delle rispettive rappresentative nazionali. Sul territorio nazionale le Fiamme Azzurre dispongono di centri sportivi all’avanguardia all’interno dei quali organizzano centri di avviamento allo sport per giovani atleti. Mediante la pubblicazioni di bandi di concorso per atleti di interesse nazionale offrono ai campioni in giovane età la possibilità di un lavoro retribuito che permetta loro di continuare a svolgere l’attività agonistica, insomma, non per auto-incensarsi ma le Fiamme Azzurre e comunque tutti i gruppi sportivi di Stato rivesto un ruolo primario nello sviluppo dello sport italiano.
- Siete anche impegnati molto nel settore della disabilità: le Fiamme Azzurre sono state il primo Gruppo Sportivo di un Corpo dello Stato a sottoscrivere un protocollo d’intesa con il CIP, 12 luglio 2007, tanti anni fa. Come è strutturata questa collaborazione?
Lo ha detto Lei, siamo stati i primi e di questo ne andiamo orgogliosi. Sviluppiamo la nostra collaborazione con il C.I.P. tesserando atleti paralimpici inseriti nel Club Italia paralimpico. Forniamo loro un piccolo rimborso e sosteniamo le spese per alcune trasferte alle gare, tuttavia le nostre strutture sportive e fisioterapiche messe a loro disposizione, le abilità e capacità del nostro personale tecnico ma anche le guide per gli atleti non vedenti rappresentano il prezioso contributo che siamo onorati di fornire al mondo sportivo paralimpico.
- Quali problemi ha dovuto affrontare lo sport militare nel 2004 con l’abolizione della leva obbligatoria?
L’abolizione della leva ha comportato disagi, specialmente per i gruppi sportivi militari, le Fiamme Azzurre non lo sono, ma l’istituzione della leva a concorso e soprattutto i concorsi speciali per soli atleti di interesse nazionale credo abbiano di fatto risolto tale problematica.
- Quale interazione avviene con atleti che fanno parte sia di un gruppo militare sia di una squadra civile?
Gli atleti, nella stragrande maggioranza dei casi sono soggetti avulsi da dinamiche di categoria, anche se praticano uno sport di squadra. Lo sport insegna valori quali l’inclusione, la fratellanza, l’amicizia. Per gli atleti le diversità di genere, di razza, di cultura, di religione non rappresentano ostacoli all’interazione sociale e l’appartenenza ad un club militare piuttosto che ad uno civile non rappresentano un elemento capace di modificare i rapporti di relazione tra gli uni e gli altri.
- Come avviene la scelta dell’atleta da reclutare?
Attraverso un processo elaborato e partendo da due presupposti fondamentali, ovvero, quanti posti si hanno in organico e chi potrà, tra gli atleti da reclutare, arrivare ad una partecipazione olimpica magari vincendo una medaglia. Partendo da questi dati ci si affida al proprio staff tecnico, che deve essere capace di elaborare proposte di assunzione di atleti con un ottimo curriculum sportivo e che lascino intravedere processi di crescita sportiva che incidano sulle reali capacità di miglioramento che l’atleta individuato possiede. Si interagisce con i referenti tecnici delle Federazioni Sportive di appartenenza degli atleti prescelti, e si chiede il contributo tecnico ai referenti dell’Ufficio della preparazione olimpica del CONI. In questo modo ci si dirige verso quelle specialità sportive che offrono maggiori garanzie al raggiungimento dell’obiettivo fissato e si pubblica un bando di concorso per quella disciplina sportiva. Chiaramente l’atleta assunto sarà quello che nella valutazione dei titoli sportivi avrà conseguito un punteggio più alto.

- Avete atleti minorenni come altri gruppi sportivi dei corpi dello stato o militari?
I concorsi speciali per atleti a differenza dei concorsi ordinari consentono l’assunzione a partire dagli anni 17, tuttavia le Fiamme Azzurre annoverano tra i propri tesserati molti atleti minorenni facenti parte dei centri sportivi di avviamento allo sport che, naturalmente pur essendo tesserati per le Fiamme Azzurre non sono assunti nel Corpo di polizia penitenziaria e non hanno alcun rapporto d’impiego con l’Amministrazione Penitenziaria.
- Garantite agli atleti un futuro nel vostro corpo al termine della carriera?
Certo, gli atleti sono regolarmente inquadrati nell’organico del Corpo di polizia penitenziaria ed una volta dismessi dall’attività agonistica vengono assegnati al servizio ordinario.
- Vi occupate di 19 sport: perché proprio questi e non altri?
Le Fiamme Azzurre praticano discipline sportive prevalentemente olimpiche e/o che abbiano attinenza con il mandato istituzionale del Corpo di polizia penitenziaria e comunque ci si dirige, come anticipatole in una precedente domanda verso quelle discipline che danno maggiori garanzie di prendere parte ad un Olimpiade.
- Giochi Olimpici di Tokyo: lei è favorevole al rinvio?
I Giochi Olimpici sono già stati rinviati, ed aggiungo, giustamente. Credo che nel 2021 se non dovessero essere disputati saranno definitivamente cancellati e sull’opportunità o meno che ciò avvenga non credo rientri nelle mie capacità di giudizio. Dovremmo affidarci ad organismi tecnici a ciò preposti, medici, biologi, comitati tecnici scientifici. Se dovesse essere necessario cancellare le Olimpiadi per tutelare la salute delle persone è bene che ciò si faccia.
- Quali risultati si aspetta dai suoi atleti di vertice per i prossimi appuntamenti Europei, Mondiali e Giochi Olimpici?
Ci aspettiamo sempre tante medaglie, ma sappiamo accontentarci di sapere che i nostri atleti hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, qualunque sia il risultato raggiunto, l’impegno mostrato è già sinonimo di successo, poi per le medaglie ci sono anche gli avversari.
- Qual è la maggiore soddisfazione (anche non legata al risultato sportivo) che le ha regalato un suo atleta?
Io quotidianamente ricevo soddisfazioni dagli atleti e dai tecnici delle Fiamme Azzurre, il loro lavoro, la loro tenacia, l’essere un TEAM unito e rappresentare con fierezza l’appartenenza al Corpo di Polizia Penitenziaria di cui io stesso mi onoro di farne parte è il risultato che mi gratifica di più e, tranne rari casi, tutti i ragazzi, ribadisco, mi fanno questo regalo tutti i giorni.
- Nel 2021 lei sarebbe contento se…
Se la pandemia ci lasciasse. Si tornerebbe a fare sport normalmente e quindi ad una vita felice.