Evviva Filippo Ganna
di Franco Costantino
57,792 km è il nuovo record dell’ora su pista. Ricordi e aneddoti dai 51,151 di Francesco Moser alla bici “lavatrice” di Graeme Obree
ROMA – Ho seguito con l’attenzione richiesta dalla stampa e dall’ambiente l’avventura di Filippo Ganna per tentare il Record dell’Ora.
Francamente ho condiviso le perplessità, sollevate alla vigilia, in quanto
supportate da note obiettive quali:

- Fine stagione per un atleta che ha speso molte energie nelle gare a
tappe dove si è prodigato nel lavoro di gregario per atleti emergenti,
anzi emersi; - Nelle prove a cronometro dei grandi giri si è trovato in difficoltà;
- Risultato deludente del Campionato Mondiale.
E invece eccolo vincitore soprattutto di una sfida con se stesso, che è sempre
la più difficile. Bravo!!!!
Naturalmente questo, a mio avviso, scatenerà altri tentativi e ben vengano. Però godiamoci questo momento positivo per il nostro ciclismo, perché ne ha veramente bisogno e mi auguro che Filippo Ganna abbia ancora energie sufficienti per le prossime prove mondiali su pista.
A latere dell’evento mi sono ritornati in mente alcuni episodi del passato per cui il record dell’ora ha rappresentato aspetti imprevisti.
A questo si aggiungono anche gli interventi normativi della UCI (Unione Ciclistica Internazionale) che è intervenuta dichiarando non validi alcuni risultati ottenuti con bici “non regolari“, a iniziare dal famoso 51,151 di Francesco Moser con le ruote lenticolari.
Però questa irregolarità è stata dichiarata dopo i tentativi già effettuati.
Mi ricordo la curiosità destata dalla prestazione di Graeme Obree, scozzese e sconosciuto, che realizzò il suo record con una bici montata con meccanismi di una lavatrice.
In particolare segnalo che nel periodo dal 1993 in avanti, per diversi anni, ho collaborato per l’organizzazione dei “Millemetri del corso di Mestre” al quale venivano invitati i concorrenti più preparati e che avevano partecipato al Giro di Lombardia, che si disputava il sabato precedente e i millemetri la domenica. Invitammo anche Obree che però non venne e con il quale però si instaurò un rapporto che fece emergere una persona estremamente fragile e vicina anche al suicidio.


Poi va rilevato che nel passato i tentativi si sono svolti su piste di 400 metri: non so valutare se la pista di 250 metri faciliti l’impresa: ai tecnici la risposta. Una prima osservazione potrebbe essere che la ventilazione all’interno del velodromo è più controllata e quindi anche la resistenza all’aria della bici potrebbe essere agevolata.
Felice di parlare di un atleta italiano quando, con difficoltà, i nostri corridori riescono ad emergere, perché nelle squadre Proteam hanno ruoli di gregari e non hanno spazio per potersi esprimere.
Aspettiamo i risultati del mondiale su pista per trovare di nuovo il tricolore esposto, speriamo sul pennone più alto.