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Diritto e rovescio, storie di tennis

Massimo Grilli, tutta una carriera giornalistica spesa per il Corriere dello Sport-Stadio, offre ai lettori di Sportopolis.it un saggio della sua competenza. Ci auguriamo che questo articolo sia il primo di una lunga serie

Bentornato Paire, il campione che si è stufato di perdere

di Massimo Grilli

Lasciamo stare per un momento il grande tennis di Indian Wells, rimandiamo il discorso sulle vittorie di Medvedev e le sconfitte di Musetti. La notizia del giorno è il ritorno al successo di Benoit Paire, quel lungagnone francese dalla barba come un hipster che sembrava perso per il tennis di un certo livello. Domenica è tornato ad alzare una coppa dopo quattro anni, e pazienza se si è trattato solo di un Challenger – quello messicano di Puerto Vallarta – e se per vincere il torneo abbia affrontato giocatori di secondo piano (i numeri 246, 319, 269, 386 e infine 309 del mondo, il giapponese Shimizu, battuto in finale 3-6 6-0 6-2). Quello che conta è che l’atleta di Avignone – 34 anni il prossimo 8 maggio – è tornato, almeno sembra, ad impegnarsi per questo sport, lui che ormai incassava sconfitte su sconfitte senza una smorfia. «Arrivo nella sede di un torneo, perdo, prendo quanto devo e volo verso il prossimo impegno. È solo il mio lavoro», ripeteva, e per rispondere alle critiche dei suoi detrattori ricordava l’ammontare dei suoi guadagni, ben superiori ai 10 milioni di dollari.

Paire è quel giocatore che in carriera ha vinto tre tornei Atp, che nel 2013 arrivò in semifinale agli Internazionali d’Italia ma che negli ultimi tempi, dopo una rottura dolorosissima con la sua fidanzata storica, la connazionale Tamara Marthe, in arte Shy’m, cantante pop e attrice, e l’arrivo devastante della pandemia («tanto alcol e poco allenamento», aveva ammesso) si era lasciato completamente andare, tra insulti, racchette spezzate – lo ricordiamo dare in escandescenze contro Sinner al Foro Italico del 2020 – e sputi sul segno lasciato dalla pallina, fino a precipitare al numero 209 della classifica mondiale (adesso è risalito al 169), lui che era stato anche 18º nel ranking. Un geniale pazzoide, le cui partite ormai si seguivano solo nell’attesa che perdesse una volta di più il controllo e se la prendesse con qualcuno, l’arbitro o uno spettatore non faceva più differenza. «Il tennis per me è un gioco, lo è sempre stato – aveva scritto sulla rivista “Racquet” – tento colpi folli per far divertire il pubblico: quando non mi riescono, certo, faccio la figura del cretino». E poi ancora, «quando vedo Nadal allenarsi per Wimbledon pochi giorni dopo aver vinto al Roland Garros, provo tristezza per lui. Se mai io vincessi un torneo importante, partirei per un giro del mondo con qualche amico e mi farei rivedere dopo sei mesi…».

E allora chissà, qualcosa deve essere scattato nella testa del francese, che due anni fa fu escluso dalla squadra francese di Coppa Davis per “violazione del codice etico” ma che ai bei tempi sapeva giocare un tennis potente e spettacolare, grazie a un super servizio e a un rovescio bimane molto efficace. Sta di fatto che dopo una lunga serie di brutte figure – nel circuito maggiore non vince una partita da dieci mesi e da tempo ormai è retrocesso a giocare i Challenger – in una settimana ha vinto tante partite quante ne aveva conquistate da gennaio. E così è tornato a far par parlare di sé, tanto da riaffacciarsi sulla “home page” del quotidiano Le Parisien. In attesa di una conferma sul campo da tennis, Benoit ha pubblicato sui social una foto del suo festeggiamento. È sdraiato sul letto della stanza d’hotel, una pizza sulle gambe e la tv sintonizzata sulla serie Netflix “Triada”, una serie thriller messicana. «Sono proprio cambiato tanto», il commento sorridente del francese. Magari non sarà cambiato ma forse abbiamo ritrovato un giocatore di tennis.

[N.d.R. Non vi ricorda un poco un film già recensito qui e guardacaso francese?]

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