Tennis

DIRITTO E ROVESCIO, STORIE DI TENNIS

Nella festa di Roma le assenze diverse di Rafa e Amanda

di Massimo Grilli

Due assenze pesanti negli Internazionali d’Italia delle stelle, che quest’anno per la prima volta dureranno dodici giorni, dopo l’upgrade deciso dall’Atp. Due assenze amare, dal sapore decisamente diverso. Da una parte il vecchio leone che non vuole rassegnarsi agli acciacchi, dall’altra la giovane rampante che già non ce la fa più. 

In campo maschile a Roma non ci sarà Rafael Nadal, che sui campi del Foro Italico aveva giocato ininterrottamente dal 2005, e dove aveva trionfato dieci volte. Rafa – 37 anni il prossimo 3 giugno – non scende in campo dal 18 gennaio, quando perse da McDonald nel secondo turno degli Open d’Australia. Poi una lunga terapia per riprendersi dall’infortunio (l’ultimo di una serie infinita) all’ileo-ipsos, ma il recupero non si è evidentemente concluso. Nadal si sta allenando, si è fatto spedire da Roma una cassa di palline della marca con cui si giocherà al Foro, ma le risposte del campo non sono state quelle attese, e così dopo Monte Carlo, Barcellona e Madrid, il vincitore di 22 Slam ha dovuto comunicare un nuovo forfait. Ora si attende con curiosità di capire se Nadal riuscirà a recuperare in tempo per il Roland Garros (che parte domenica 28), il torneo dove ha alzato la coppa del vincitore ben 14 volte. In carriera lo spagnolo non è mai arrivato a Parigi senza aver giocato un match sulla terra battuta, e qualcuno ha parlato di una possibilità che scenda in campo a Ginevra o a Lione, due tornei 250 che si svolgono la settimana prima dello Slam parigino. Staremo a vedere.

Molto più amara la rinuncia in campo femminile di Amanda Anisimova, 22 anni da compiere il 31 agosto, 46ª nel ranking (ma è stata anche 21ª) che ha deciso di chiudere, almeno per il momento, l’attività agonistica, travolta dalla pressione. «È diventato insopportabile partecipare a tornei di tennis. Sono stata alle prese con la mia salute mentale dall’estate del 2022, ho lavorato duramente per superarlo. A questo punto la priorità è il mio benessere mentale e prendermi una pausa per un po’ di tempo. Mi mancherà essere là fuori», le sue prime parole. Amanda, professionista dal 2016, bella ragazzona dalle chiare origini russe (subito soprannominata la “nuova Sharapova”) non aveva ancora 18 anni quando nel 2019 arrivò in semifinale al Roland Garros. Pochi mesi dopo, la morte del padre-allenatore Konstantin, che da San Pietroburgo si era trasferito negli Usa negli Anni Novanta, l’aveva travolta, spingendola a prendersi qualche mese di pausa. Nuova crisi alla fine dello scorso anno – con lo stop a fine agosto – poi nel 2023 poche e svogliate partite (11, di cui solo tre vinte, l’ultima a febbraio) e la decisione di fermarsi. 

Nel tennis femminile – tralasciando il caso delle tenniste ucraine, sconvolte dall’invasione russa – abbiamo avuto esempi eclatanti di stop dovuti a stress, dalla Barty – che ha chiuso nel 2022, da numero 1 del mondo – a Naomi Osaka che un anno prima, quando era numero 2 del ranking, decise di ritirarsi al secondo turno del Roland Garros dopo una tormentata conferenza stampa, per poi prendersi qualche mese di stop, fino ad arrivare a Muguruza, che dopo un 2022 molto deludente ha scelto di saltare gran parte della stagione estiva. In casa nostra ricordiamo Quinzi, travolto dalle eccessive aspettative ma anche i quattro anni di stop di Martina Trevisan, ora felicemente la nostra numero 1. Urge un approfondimento sui problemi mentali che sembrano accompagnare con sempre maggiore frequenza la carriera dei campioni negli sport professionistici.

Qualcosa bisognerà fare

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