Campionissimi su due ruote
Andate a vedere cos’è un ciclista, e quanti uomini vanno in mezzo alla torrida tristezza”. Maurizio Crosetti, Campionissimi
di Gigi Marchitelli
È ripartito il Giro d’Italia, che ci accompagnerà per tutto il mese di maggio ed è iniziato a Torino, che di solito è capitale delle quattro ruote, con uno specialista delle gare a cronometro piemontese, Filippo Ganna, che ha vinto la prima tappa. Piemontese come quell’altro Ganna, Luigi, che del Giro vinse la prima edizione, nel 1909, per poi diventare costruttore di biciclette. Ma siccome alla fine, come diceva Alfredo Binda, contano le gambe, anche Ganna dovrà fare i conti con una condizione non proprio ottimale. Ma ha solo 24 anni, avrà altre occasioni.
Come il vecchio Francesco Moser, Ganna ama fare un po’ di pretattica. L’anno scorso a Palermo ha trionfato a quasi 59 di media, un’impresa quasi irripetibile. È rimasto maglia rosa per le prime tre tappe. A proposito di maglia rosa, di cui si festeggia il 90esimo compleanno, va ricordato che il primo ad indossarla nel 1931 è stato Learco Guerra detto la “Locomotiva umana”; mentre il primo a portarla da vincitore del Giro è stato, ancora nel 1931, Francesco Camusso, detto “Chichin”, brillante protagonista, anche lui piemontese, del ciclismo tra le due guerre.
L’unico sempre in maglia rosa dalla prima all’ultima tappa è stato nel 1990 Gianni Bugno. Il belga Eddy Merckx è invece il campione che l’ha portata più volte (77), seguito da Francesco Moser (57) e Gino Bartali (50).
Il Giro d’Italia, insieme al Tour de France e a poche altre gare di grande richiamo sono l’ambiente naturale dei Campionissimi, i grandi protagonisti delle due ruote. E Campionissimi torna in libreria dopo dieci anni, in una nuova edizione.
Maurizio Crosetti, giornalista sportivo e scrittore, racconta trenta leggende del ciclismo – da Maurice Garin, lo spazzacamino valdostano che vinse il primo Tour de France nel 1903, a Marco Pantani passando per Coppi, Bartali, Magni, van Looy, Merckx, Hinault, Moser, Indurain, Armstrong e tanti altri – e un giorno speciale nella loro esistenza. Non necessariamente un giorno di gara o un giorno di gloria, anzi. Sono eroi che hanno amato e odiato, vinto e perso, tradito e sospirato, sperato e abbandonato, pianto ed esultato. C’è Gerbi che, al suo ultimo Giro, a 47 anni, arriva fuori tempo massimo e ad attenderlo c’è solo la moglie con un mazzo di rose rosse; Ottavio Bottecchia riverso a terra, ucciso da chissà chi lungo la strada dell’allenamento, Felice Gimondi in uno dei pochi giorni in cui il Cannibale Merckx gli ha lasciato un traguardo, Lance Armstrong alla sua prima vittoria – una piccola piccola vittoria – dopo il terzo ritorno. E naturalmente anche i giorni dei più grandi di sempre, del Campionissimo Coppi, di Bartali, Merckx e Indurain. Fino a Pantani e a quelle sue braccia al cielo per ogni vittoria, come fosse un cristo in croce e un presentimento del futuro senza fughe né ritorni.

Rio Van Steenbergen, Hugo Koblet, Louison Bobet, Federico Martín Bahamontes, Gastone Nencini, Charly Gaul, Ercole Baldini, Rik Van Looy, Jacques Anquetil, Felice Gimondi,
Eddy Merckx, Roger De Vlaeminck, Francesco Moser, Bernard Hinault, Giuseppe Saronni, Gianni Bugno, Miguel Indurain, Lance Armstrong, Paolo Bettini, Marco Pantani.
La parola “Campionissimo” – il primo è stato Costante Girardengo, lo aveva battezzato in questo modo un giornalista della Gazzetta dello Sport, Nino Salvaneschi – ci fa pensare a grandi uomini, forti e prestanti. Nulla di più sbagliato. Garin, lo abbiamo detto, era spazzacamino, doveva essere abbastanza sottile per poter praticare quel mestiere. L’altro soprannome di Giradengo era “l’omino di Novi”. Meno peso c’è sulla bicicletta, più si va veloci, anche se Giovanni Gerbi “il diavolo rosso” a volte legava tre mattoni al sellino per spaventare gli avversari (“anche con la zavorra, vinco io”, era il messaggio).
Ma i muscoli devono essere guizzanti, compatti, tutt’uno con i nervi, agili in salita, potenti in pianura. E, soprattutto, non temere la fatica, che è tanta.
Un dubbio Crosetti l’ha avuto, nel realizzare questa nuova edizione e riguarda ovviamente Lance Armstrong. Come scrive nella prefazione: “Nel preparare questa riedizione mi sono chiesto se non fosse il caso di togliere il capitolo dedicato al texano, oppure riscriverlo. Ma a entrambi i dubbi ho risposto no. Era giusto lasciare costui al suo posto, anche se si tratta di un posto usurpato. E non ho riscritto nulla perché l’avventura umana di Armstrong testimonia come tutti noi gli credemmo: avevamo bisogno di farlo.”
Non una storia del ciclismo, ma storie di ciclisti, uomini di provincia perché “Solo in provincia si coltivano le grandi malinconie, il silenzio e la solitudine indispensabili per riuscire in uno sport così faticoso come il ciclismo” (Gianni Brera), uomini che hanno dedicato la vita a questa passione fino a sputare sangue, come accade in pochissimi altri sport. Ma «I corridori sono sempre vivi – scrive Crosetti –, anche quando diventano piccoli all’orizzonte».

Maurizio Crosetti, Campionissimi : un giorno nella vita di trenta grandi ciclisti , Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2021, pp. 256, 16 €