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3 libri per l’estate: titoli di nicchia per riflettere

di Pamela Fabiano

Con l’estate, arrivano i buoni propositi e gli appassionati di sport si ritrovano in libreria o sul web a cercare testi di letteratura sportiva da leggere in tranquillità sotto l’ombrellone al mare o all’ombra di un albero in montagna. Sportopolis presenta 3 titoli non famosi nè “semplici”, che ci sembrano molto interessanti perchè raccontano lo sport attraverso storie che fanno riflettere e ragionare, seppur in leggerezza. Sportwashing, storia del tifo in Italia e analisi del tennis: per far funzionare lo spirito critico e spegnere il cellulare. Buona lettura e buona estate!

1. Daniele Marchesini e Stefano Pivato, “Tifo. La passione sprtiva in Italia”. (Il Mulino)

Giovanni Raboni diceva: «Si è tifosi della propria squadra perché si è tifosi della propria vita, di se stessi, di quello che si è stati, di quello che si spera di continuare a essere». Ecco, questo è il libro perfetto per rilassarsi e allo stesso tempo accendere il cervello. Una rilettura storiografica del fenomeno del tifo e dei tifosi nell’Italia che patria dei campanilismi, anche sportivi, tiene a battesimo negli anni Venti del Novecento il vocabolo «tifo». Quale che sia la sua origine, il tifo non si esaurisce nei cori intonati sugli spalti o a bordo ring per i propri beniamini: a mano a mano che da fenomeno d’élite lo sport diviene manifestazione di massa, tende a trasformarsi in una passione che ha molto in comune con la vita e la morte, l’amore e l’odio. I campioni entrano nella vita quotidiana delle persone, ne nutrono l’immaginario e vivono nel mito. In questo libro, letteratura e giornalismo d’epoca, memorie e documenti, film, canzoni, e perfino i gadget compongono un racconto corale e popolare della società italiana.

2. Marco Bucciantini e Federico Ferrero, “L’ultima scimmia. L’evoluzione del tennis dalle origini dell’uomo a Roger Federer”. (Hoepli)

Nel tennis l’uomo riassume ed esprime tutto se stesso. Quello che è stato e che vuol diventare, risolvendo numerosi conflitti e sviluppando un gioco che dipende dall’algebra (somma, mancanza) delle sue qualità e che deve trasformarsi in una identità alla quale poi continuare a togliere, limare, aggiungere qualche idea, qualche colpo nella ricerca della strategia migliore per ogni partita. Per sopravvivere all’avversario, a chi voglia togliere quell’approdo per arrivarci prima lui. È una lotta individuale ed è una lotta per tutti perché una manifestazione umana resiste e perdura se sa interessare i coevi, se riesce a radunare un’economia che permette vantaggi a chi la pratica, a chi la organizza, a chi la segue. In questo crescendo bisogno di esasperazioni, apparve Roger Federer, l’ultima scimmia. Ma è possibile un’evoluzione dopo di lui? Una domanda a cui questo libro cerca di rispondere partendo dalle origini dell’evoluzione dell’uomo.

3. Giorgio Coluccia e Federico Giustini, “Calcio di stato”. (Ultra sport)

Sportwashing. Dai primi mesi del 2015 questa parola inizia a comparire sui giornali britannici e americani. Viene usata per indicare un fenomeno in espansione: sfruttare lo sport per ripulire l’immagine e la reputazione di un Paese agli occhi del mondo. A coniarla è un gruppo di attivisti per i diritti umani, in occasione degli European Games in Azerbaigian. Già da anni questa tendenza aveva preso piede anche altrove, in particolar modo nel Golfo Persico, come strategico esercizio di soft power. L’esempio più eclatante è rappresentato da Qatar 2022, il primo Mondiale invernale, organizzato dall’emirato nel raggio di settanta chilometri, tra stadi avveniristici e aride dune del deserto. Al termine di un controverso processo di assegnazione e di un decennio caratterizzato dalle migliaia di morti sul lavoro nella costruzione degli impianti, si è celebrato l’evento più atteso in una nazione che nel frattempo, a Parigi, ha dato vita alla squadra dei sogni a suon di acquisti milionari. Il Paris Saint-Germain qatariota è la risposta al Manchester City e all’opulenza calcistica degli Emirati Arabi, un testa a testa osservato dall’Arabia Saudita di Mohammed bin Salman con l’ambizione di colmare il divario rispetto ai rivali regionali e seguendo lo stesso spartito: grandi eventi, academy in patria e acquisizioni di società sportive in Europa, come accaduto con il Newcastle. In questo scenario cangiante una cosa è certa: il calcio e tutto il mondo dello sport stanno virando verso un nuovo epicentro, tra sconfinate risorse economiche e delicati equilibri geopolitici.

Fonte: www.ibs.it

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