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St. Anton, dove lo sport merita il viaggio

In Austria per l’Arlberg Giro: tra salite impegnative, pioggia, nebbia e ristori prelibati il ciclismo è l’alibi per vivere esperienze interessanti

di Marco Aruffo

L’idea di partecipare alla gara ha inizio quando, a primavera, una mail di Roberto Ronchi, presidente dei giornalisti ciclisti, comunica che il campionato del mondo della categoria si svolgerà il 30 luglio 2023 a St. Anton am Arlberg in occasione dell’Arlberg Giro.

La località mi ha subito attirato, perché è la più importante zona sciistica dell’Austria, fra Tirolo e Vorarlberg. Conta oltre 300 chilometri di piste da sci, 87 moderni impianti di risalita e ben 200 chilometri per il fuoripista. Qui fu fondato, nel 1901, lo Ski Club Arlberg, il primo sci club del mondo e qui si svolse, nel 1904. la prima gara di sci. La manifestazione crebbe presto d’importanza: già nel 1928  si disputò la celebre Coppa del Mondo Arlberg-Kandahar e negli anni più recenti,  2001, ospitò i campionati del mondo di sci alpino: St. Anton è a tutti gli effetti l’omologa austriaca di Cortina e di St. Moritz.

Qui non si praticano solo sci e alpinismo ma anche ciclismo: da 12 anni si organizza l’Arlberg Giro, una gara che noi chiameremmo “granfondo”, che si snoda tra le strade del comprensorio per 150 km (senza percorsi alternativi più corti): St. Anton – Arlbergpass – Bludenz – Montafon – Silvretta – Paznauntal – St. Anton per 2.500 metri di dislivello.

Poi è accaduto che gli organizzatori austriaci hanno annullato il campionato dei giornalisti per carenza di iscritti (a fine giugno eravamo solo 33) ma io ho confermato lo stesso l’iscrizione e bene ho fatto!

Il martedì arriviamo a St. Anton e ritiriamo la “Summer-Card” che ci permette di partecipare gratuitamente a tutta una serie di iniziative e di fruire di numerosi servizi: dagli spettacoli musicali all’utilizzo delle funivie (da non perdere Valluga) e degli autobus, dall’ingresso alle piscine alle escursioni con guida, alla visita all’interessante museo sulla storia locale oltre a sconti sull’utilizzo delle e-bike.

La temperatura è abbastanza fresca, forse anche troppo, rispetto all’afa opprimete lasciata in Italia. Il clima è particolarmente variabile alternando momenti soleggiati a quelli nuvolosi ed anche piovosi tra i 10-15 °C. Il pomeriggio faccio il solito giretto in bici per rendermi conto realmente delle condizioni delle strade e dei percorsi. Seguo il percorso della corsa: subito St. Christoph, la prima salita di circa 8 km che affronteremo subito dopo la partenza. La strada è molto trafficata anche dai mezzi pesanti, per via della chiusura per manutenzione della galleria alternativa, ma gli automobilisti e i camionisti di TIR sono tutti molto rispettosi: rallentano prima di sorpassarmi e mi superano solo se non sopraggiungono altri mezzi in senso contrario. Arrivo su in cima e torno indietro svoltando proprio nel piazzale dell’Hospiz Alm, rifugio alpino e tempio gourmet (è chiuso ed aprirà a dicembre). La discesa del ritorno non presenta particolari difficoltà e una volta superata St. Anton mi dirigo verso Tobadill: si passa in prossimità dell’austero castello di Wiesberg, purtroppo non visitabile, per arrivare alla sommità del borgo dove c’è una chiesetta con annesso un piccolo cimitero e una fontana con acqua sorgiva freschissima.

Al ritorno percorro la pista ciclabile che si snoda costeggiando il fiume Rosanna, percorrendo circa 65 km.

La serata la trascorriamo nella Arlbergsaal dove assistiamo allo spettacolo di balli e musica tirolese.

Il venerdì sera noi giornalisti ciclisti siamo ospiti degli organizzatori dell’evento presso il museo con ristorante all’interno del Rudi-Matt-Weg.

Il sabato è prevista un’uscita con parte del team Vorarlberg (team austriaco con licenza Continental), Moran Vermeulen, Laurin Nenning e Nico Riegler e con altri due ciclisti “comuni mortali”.

Per fortuna Moran conosce l’italiano e ho modo di scambiare qualche battuta. Mi racconta dei suoi inizi sportivi nello sci di fondo conquistando il titolo di campione austriaco juniores e proviene da una famiglia sportiva. L’uscita, che per loro è stata meno di una sgambata, prodroma al criterium previsto per il giorno dopo, per me è stata abbastanza impegnativa: velocità in pianura tirata, salita impegnativa con caffè a Landeck e ritorno con le gambe che recriminano un ritmo più blando.

Sulla ciclabile del ritorno, in prossimità di St. Anton, foro il copertoncino e subito Moran si adopera per sostituire la camera d’aria e così possiamo ripartire poco dopo.

Durante il percorso con Moran parliamo delle sue ambizioni ed emerge subito il suo carattere determinato: “Domani (sabato al Criterium) vincerò io; è una gara che è consona per le mie caratteristiche”.

Io resto un po’ perplesso ma quella dichiarazione mi ha favorevolmente impressionato; sono convinto che la volontà ha sempre la sua importanza.

IL CRITERIUM INTERNAZIONALE – Il sabato 29 luglio è pomeriggio da spettacolo puro: si svolge il Criterium Ciclistico Internazionale femminile e maschile, dove le squadre professionistiche si sfidano per la vittoria lungo un arduo circuito nel centro del villaggio.

Piove a dirotto e tra curve, rilanci, scatti, discese e risalite è tutto un susseguirsi di colpi di scena. Moran è nel gruppetto di testa ed è il più attivo di tutti: i primi 5 classificati dovranno ripartire tutti insieme e un ultimo giro decreterà il vincitore. Alla fine sarà proprio Moran Vermeulen che batterà gli altri in volata. All’arrivo grande festa e Moran mi dice: “È stata una gara perfetta: il percorso, le curve strette e impegnative, la pioggia battente sembravano essere fatte apposta per me” e sorride soddisfatto.

ARLBERG GIRO – La sveglia, come nelle migliori tradizioni delle gare ciclistiche di rango, è prestissimo: colazione rinforzata alle 3.30 che all’ ci prepara con molta cortesia e cordialità. Nella sala siamo io, una coppia tedesca e dopo poco si unisce un’altra coppia olandese.

Cerco di rifornirmi di molte proteine (prosciutto e uova) e carboidrati (pane, fibre e fiocchi d’avena) con yogurt, burro e marmellata.

Prima di sedermi a tavola guardo fuori dall’uscio e controllo sullo smartphone la temperatura: 9°C con rischio pioggia ma il freddo non lo si percepisce, non piove ma è molto nuvoloso e le nuvole sono particolarmente basse.

Mentre mangio rifletto sull’abbigliamento. Decido per la maglia a mezze maniche Gabba Castelli antivento, impermeabile ma abbastanza traspirante, i pantaloncini Gregarius G36,5 aderenti e molto confortevoli e la mantellina impermeabile Agu Everyday Riding, contenuta nel pacco gara, di ottima qualità.

L’arco di partenza è a 200 metri e decido di schierarmi in griglia in abbondante anticipo; non fa freddo, non piove e cinque minuti prima del via tolgo la mantellina.

Alle 5.00 in punto Martin Ebster, direttore dell’Ente Turismo, sventola la bandiera a scacchi e dà il via. Si percorre tutta la strada principale del paese, poi si svolta a destra e ha inizio la prima importante salita verso St. Christoph e Arlbergpass (km 6,6 dislivello m 500, pendenza media 7%, pendenza massima 15%). Intanto comincia a piovere e subito mi accorgo che ho qualche difficoltà a far girare le gambe. Per fortuna la strada me la ricordo, riesco a gestirmi e a non sfinirmi ma perdo le posizioni di testa. In galleria indosso la mantellina che non toglierò fino al termine della gara e copro il casco con una provvidenziale cuffia da doccia che mi ero messo in tasca prima di uscire dalla stanza dell’albergo.

Il passaggio davanti all’Hospiz Alm riveste quasi un presagio dal significato simbolico ma non demordo. Prima di scollinare, due temerari bambini imbacuccati per il freddo suonano le loro fisarmoniche protetti da un grosso ombrellone. La discesa è lunghissima e la pioggia diventa sempre più dirotta e martellante. Oltre alla pioggia si sollevano a tratti anche delle folate di vento; il tutto viene avvolto dalla nebbia, la temperatura scende a 7°C. Lo stridere dei freni a disco, le luci rosse posteriori, lo scrosciare della pioggia, l’alba avvolta dalla nebbia che fatica a diradarsi rendono l’atmosfera surreale, onirica; sembra di vivere un sogno. I tornanti si susseguono, la velocità è comunque sostenuta e cerco di seguire chi mi sembra che conosca la strada.

Dopo la discesa vi è un tratto abbastanza lungo di falso piano verso Brunnenfeldme e a valle lo scenario inizia a cambiare, perché smette di piovere e il sole, a tratti, si intravede tra la spessa coltre di nuvole. Il gruppetto che riesco a tenere anche con qualche fatica procede di buona lena e ci sono tre elementi che si danno il cambio con regolarità. Lungo il percorso, nonostante l’orario mattiniero, ci sono già delle famiglie e dei bambini a bordo strada che ci applaudono.

Da Bludenz è tutta salita: in 43 km si sale a 1440 metri con una pendenza media del 3,3% ma gli ultimi 13 km, nel comprensorio ciclistico di Silvretta, è il tratto più duro (13 km, dsl 912 metri al 6,8%) che ha termine a Bielerhohel pass ed è indicato con una segnaletica perfetta che scandisce chilometri rimanenti. Il mio però è un problema personalissimo: le gambe sono vuote e penso di non farcela. Il freddo e la pioggia hanno aumentato il senso di fame e di svuotamento. Aggiungo, senza voler accampare scuse, che il mio rapporto più leggero è il 39×27 circostanza che accresce le mie preoccupazioni.

Decido di fermarmi al rifornimento ai piedi della salita per reintegrare le energie spese. Chiamarlo rifornimento è sicuramente riduttivo, perché c’è di tutto: barrette, gel, panini, crostate, frutta e bevande di tutti i tipi, dall’uva alla Red Bull. Riparto sazio, con il morale rigenerato affronto la salita. In molti mi sorpassano con agilità ma io mantengo il mio passo con una cadenza bassa. Per fortuna ci sono molti tornanti e, tagliando la loro traiettoria trasversalmente, dalla tangente all’interno, sciolgo la pedalata aumentandone la frequenza con agilità. Anche i due tratti in cui la “strada spiana” hanno contribuito alla riuscita dell’impresa. Sulla cima del Bielerhohel pass mi fermo e col telefonino faccio una ripresa a 360° per suggellare lo spettacolo del paesaggio circostante. Prima della discesa mi fermo all’altro rifornimento che mi permette di reintegrare in parte le energie spese.

Lungo la discesa la strada asciutta e il fondo perfetto favoriscono la velocità. Ormai mancano solo tratti pianeggianti o con pendenze lievi e il morale aumenta. Il successivo tratto pianeggiante lo affronto con un diverso gruppetto che pure non scherza.

A circa 40 km dall’arrivo ricomincia a piovere ma ormai penso solo ad arrivare. Gli ultimi 15 km vengono percorsi lungo una suggestiva pista ciclabile che fiancheggia il fiume Rosanna con tratti anche immersi nei boschi. La Dorfstraβe, dove è situato l’arrivo in corrispondenza dell’Hotel Sport, diventa una passerella con il numeroso pubblico che applaude; la strada è tutta transennata e le transenne sono ricoperte con materassini spessi per evitare urti troppo traumatici.

Il pasta party con le spettacolari penne al ragù bolognese e l’abbondante birra sugellano la giornata.

È stata la granfondo nel suo complesso più tosta e meglio organizzata alla quale ho partecipato.

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