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Bob a Milano Cortina 2026: una tormentata (e non sorprendente) storia italiana

di Manuel Fumento

Corsa contro al tempo per mantenere in Italia le gare di bob, skeleton e slittino. Tentativo in extremis del governo col progetto “light” a Cortina. Accantonata momentaneamente Cesana Torinese.

Nazionale Italiana di bob a Pechino 2022 con Patrick Baumgartner ed Eric Fantazzini (fonte: LaPresse

Cerchiamo di fare un recap di tutto quello che è successo negli ultimi anni intorno alla tanto contestata pista da bob. Tra ritardi, capricci politici e progetti accantonati siamo di fronte all’ennesimo pasticcio “all’italiana”.

Il primo progetto per la pista da bob a Cortina

Nel dossier olimpico italiano presentato al CIO (Comitato Olimpico Internazionale) nel 2019 fu espressa la volontà di demolire e ricostruire la leggendaria pista Eugenio Monti a Cortina. Inaugurata nel 1923, intitolata poi al pluricampione olimpico Eugenio Monti (6 medaglie tra il 1956 e il 1968), questa pista è stata parte integrante di Cortina e delle Dolomiti esattamente per 100 anni. È stata messa a nuovo per i Giochi Invernali di Cortina del 1956 ed ha ospitato gare fino al 2008, quando è stata chiusa definitivamente per insostenibilità economica. La scorsa primavera è stata completamente smantellata e la zona è stata bonificata in attesa dell’eventuale ricostruzione.

Eugenio Monti e Renza Alverà a Cortina 1956 (fonte Gazzetta dello Sport)

Il progetto iniziale proposto dalla Regione Veneto nel 2021 parlava di un investimento di 47 milioni di euro per la sola pista. A cui vanno aggiunti: villaggio olimpico per atleti e staff; strutture ricettive e di lavoro per i giornalisti; un parco “ludico sportivo”. Stima di spesa: 85 milioni di euro completamente coperti dalla Regione con l’aiuto del governo. Tuttavia, a causa del rialzo delle materie prime e delle tempistiche stringenti, i costi sono lievitati fino a 128 milioni di euro. 43 milioni di euro in più. Nonostante la rimozione dal progetto del parco “ludico sportivo” per un risparmio di una ventina milioni di euro, altrettanto denaro era ancora mancante per il budget messo a disposizione.

Oltre ai problemi economici sono subentrate critiche dal mondo ambientalista e dagli ampezzani. La costruzione della pista di bob a Cortina avrebbe un enorme impatto ambientale. A rischio è il bosco di Ronco che costeggia l’attuale tracciato e lavorare a due passi da un patrimonio dell’Unesco come le Dolomiti richiede molta delicatezza. Per la popolazione ampezzana il gioco non vale la candela e tanto varrebbe gareggiare in piste già funzionanti.

Il presidente del Cio Thomas Bach con il presidente del Coni Giovanni Malagò in occasione della consegna del “Premio Onesti”, Roma 22 maggio 2015. (fonte: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Proprio a causa della complessità del progetto, dell’urgenza e delle risorse limitate, la scorsa estate sono andati deserti i bandi per la costruzione della pista. Stesso esito negativo hanno dato le trattative private con alcune aziende da parte della SIMICO (la società incaricata per la realizzazione delle infrastrutture di questi Giochi).

Questa situazione complessa ha portato il Presidente del CONI e della Fondazione Milano Cortina 2026 Giovanni Malagò a dichiarare accantonato il progetto della pista di Cortina a margine del summit olimpico del CIO tenutosi a Mumbai il 16 ottobre 2023. Una brutta figura dell’Italia a livello internazionale a meno di due anni e mezzo dall’inizio dei Giochi.

L’opzione Cesana riesumata da Forza Italia

A questo punto, il CIO e lo stesso Malagò spingono per lo spostamento delle gare di bob, slittino e skeleton all’estero in piste già esistenti e funzionanti. Opzione non caldeggiata da alcuni esponenti di governo che spingono invece per restare in Italia. Caldeggiata però dal CIO.

Pista da bob di Cesana Torinese (fonte: Ansa)

In questo clima teso e politicamente conflittuale torna in auge la candidatura di Cesana Pariol per mano di Forza Italia. La pista fu costruita in occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006. L’impianto è abbandonato dal 2011 dopo solo 6 anni di utilizzo e sono stati spesi ben 110 milioni di euro per la sua realizzazione. Le ragioni dell’abbandono furono essenzialmente economiche e progettuali. Erano infatti necessarie 50 tonnellate di ammoniaca per raffreddare una pista che è esposta a sud (la peggior esposizione per il mantenimento del freddo) ed è molto lontana dai flussi turistici di cui necessiterebbe per mantenersi. Per rendere funzionante la pista oggi ci vorrebbero 33 milioni di euro. Un notevole risparmio rispetto ai costi di Cortina, che potrebbe però tradursi in un investimento a vuoto nel caso che la pista venga nuovamente abbandonata dopo il 2026.

Ma ora a che punto siamo? Spunta il Cortina B

Dopo le dichiarazioni del 16 ottobre sembravano perse le speranze di vedere il bob a Cortina, a quel punto rimasta con i soli curling e scii femminile. Un’occasione di guadagno si stava trasformando in danno per il Veneto.

Curva della Pista da bob Eugenio Monti a Cortina (fonte: Ansa)

Tuttavia, il 5 dicembre, a margine di una riunione a Palazzo Chigi il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, tra lo stupore generale, ha rilanciato Cortina come priorità per la pista da bob . Probabilmente spinto dal collega di partito e governatore del Veneto Luca Zaia, Salvini ha estratto dal cilindro un progetto “light” della pista ampezzana che, a suo dire, “non costerà un centesimo di più agli italiani”. Il progetto in questione è una versione semplificata del primo progetto sopracitato di pista a Cortina. Saranno necessari 600 giorni di cantiere invece dei precedenti 807 e verrà costruita la sola pista. Quindi niente ristorante, niente posti di lavoro per i giornalisti, niente museo, niente memoriale. Una pista del tutto spoglia di ciò che non è necessario alla competizione. Il costo? 85 milioni di euro (minimo) e una spropositata quantità di alberi tagliati.

Il Mit ha presentato il progetto Cortina B poche ore prima della scadenza di presentazione di nuovi progetti alla Fondazione. In questo momento è l’unica candidatura che la Fondazione Milano Cortina 2026 ha sul tavolo; infatti, il progetto Cesana sembra essere defilato definitivamente.

Se basterà questo per non spostare fuori dall’Italia le gare di bob, skeleton e slittino, lo deciderà entro gennaio la Fondazione con il benestare del CIO, benestare che però in questo momento sembra molto lontano.

La posizione del CIO sulla questione pista da bob

Il direttore esecutivo del CIO Christophe Dubi (fonte: La Presse)

Il Comitato Olimpico Internazionale fin dall’ accantonamento del primo progetto ‘Cortina’ ad ottobre ha spinto per spostare le gare fuori dall’Italia. In particolare, a margine dell’ultimo Summit Olimpico del 30 novembre, in conferenza stampa, il direttore esecutivo Christophe Dubi a una domanda sull’eventuale riqualificazione dell’impianto di Cesana ha risposto: “Si tratta di un progetto che il governo ha riaperto. Abbiamo insistito, durante l’ultimo consiglio esecutivo, affinché ora si considerino solo le strutture esistenti e funzionanti. Rispettiamo la decisione dei vari livelli di governo di indagare su Cesana. Il comitato organizzatore si è opposto a questo progetto, sostenendo che non dovrebbe essere adottato“. Riguardo l’eventuale spostamento di gare all’estero ci sono dei criteri da rispettare: si può spostare una gara in “un Paese neutrale non coinvolto nell’Host City Contract e con impianto pienamente funzionante“. Non a caso il presidente del CIO Thomas Bach spinge proprio per la svizzera Saint Moritz.

Il CIO attenderà fino a fine gennaio la decisione definitiva del Comitato Organizzatore. In ogni caso, in un accordo privato tra le parti firmato a novembre il CIO impone di trovare un impianto esistente e funzionante.

Ad oggi l’impianto di Cesana esiste ma non funziona. L’impianto di Cortina non esiste proprio. Ora come ora, il rischio di vedere le gare di bob, skeleton e slittino in Svizzera è molto elevato, a meno di miracoli edilizi e burocratici non proprio tipici del nostro Bel Paese.

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