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Al peggio non c’è mai Fin. Buona fortuna, vecchio ciclismo italiano

di Nando Aruffo

Caro ciclismo italiano, sei proprio messo male. Hai vissuto una delle peggiori settimane della tua prestigiosa storia.

Il Consiglio Federale riunito all’Aquila il 26 e 27 marzo 2022 (foto federciclismo.it)

La LCP (Lega del Ciclismo Professionistico (l’organismo che ha il compito di gestire il movimento del ciclismo professionistico italiano su espressa delega della Federazione Ciclistica Italiana) ha cancellato all’ultimo momento l’Adriatica Ionica Race, la corsa inventata e organizzata da Moreno Argentin.

Andrea Fin è un tesserato FCI in qualità di vice presidente di una società veneta che si dedica al ciclismo giovanile ed è anche giornalista, è direttore di ciclismoweb.net. Andrea non ha bisogno d’avvocati d’ufficio; e non ne ha bisogno neanche Moreno Argentin. Peraltro, caro Moreno, dovevi aspettarti che fossi nel mirino della Federcicismo e avresti dovuto assolvere al 200% ai doveri di un organizzatore, a cominciare dai pagamenti: se avessi accettato le ripetute offerte del presidente dell’A.O.C.C. Franco Costantino, se tu e Pippo Pozzato aveste dato più forza all’Associazione degli Organizzatori delle Corse del Ciclismo professionistico, se non fossi salito sull’Aventino insieme con altri sette organizzatori innescando questa serie di controversie legali, forse oggi vivremmo giorni ciclisticamente migliori.

Moreno Argentin tra il Ministro del Turismo Sen. Daniela Garnero Santanché e l’AD di Enit Ivana Jelinic

Le tre regioni (Abruzzo, Puglia e Calabria) i comuni sede di tappa della tua corsa, il Ministero del Turismo e l’Enit che ti avevano dato fiducia non sarebbero rimasti allibiti. Giovedì 21 settembre scorso Filippo Lorenzon ha descritto benissimo su bici.pro il disagio del paese di Corropoli, in Abruzzo, aspettando una corsa fantasma.

Lo so: con i se e con i ma non si va da nessuna parte, però adesso siamo arrivati a livelli insostenibili: il ciclismo italiano vive davvero un periodo di degrado profondo.

Le federazioni sportive vivono di quote pagate dai tesserati (professionisti, dilettanti, amatori, dirigenti volontari tutti); dalle società affiliate per organizzare le corse e l’attività sportiva, anche di sponsorizzazioni. Se venisse a mancare una di queste componenti, niente corse e niente scranni federali.

Un candidato presidente, poi, dovrebbe aver ben chiaro che, una volta eletto, diventa il presidente di tutti, non contro tutti.

L’annullamento per la prima volta di una corsa per professionisti è un boomerang che arreca danni a tutti, a cominciare dalla perdita di credibilità del movimento ciclistico stesso. Per non parlare, poi, dei cittadini che aspettavano la corsa, degli enti pubblici che avevano messo in bilancio soldi veri e coinvolto associazioni di volontariato.

Tutti gli organizzatori hanno avuto problemi, come nel caso del Giro d’Italia femminile 2023 salvato con una delibera presidenziale una settimana prima del via: ma con l’Adriatica Ionica Race questo non è successo.

Così come è molto triste il caso di Andrea Fin e non perché sia giornalista. Noi giornalisti conosciamo benissimo i nostri doveri deontologici e se sbagliamo c’è il collegio dei probiviri.

Il presidente dell’USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana) Gianfranco Coppola, ha fatto sapere che s’interesserà del caso di Andrea Fin. Auspichiamo che coinvolga l’Ordine dei Giornalisti e la FNSI, il sindacato dei giornalisti; anche Giovanni Malagò presidente del CONI (Comitato Olimpico Italiano).

L’incarico (rinnovato per la seconda volta) al commissario straordinario Cesare Di Cintio scadrà il 31 dicembre 2023. Mancano tre mesi per evitare il terzo rinnovo. Chi può e chi deve si dia da fare ma temiamo che anche su queste situazioni cali il sipario dell’oblio, come nel caso di Norma Gimondi, membro della Giunta CONI: eletta vicepresidente della FCI il 21 febbraio 2021, si è dimessa il 29 agosto 2022 e quella vicepresidenza è ancora vacante.

Come diceva Gianni Bugno quando correva: vedremo.

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