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Atletica paralimpica a Parigi: oltre i record, la normalità della disabilità

di Chiara Aruffo

La squadra italiana di atletica paralimpica ha gareggiato al Gran Prix di Parigi: tra un record del mondo (Martina Caironi nel salto in lungo) e gli esordi dei giovani c’è stato tempo per una chiacchiarata con Francesco Carboni (Responsabile dell’Area Tecnica) e Sandrino Porru (presidente FISPES).

Due belle giornate di sole hanno accolto gli atleti paralimpici allo stadio Charlety per il Gran Prix di Parigi. La squadra azzurra, presente con 26 atleti per questi due giorni di gare nella struttura che ospiterà il prossimo anno i Mondiali Paralimpici, dal punto di vista agonistico ha conseguito risultati notevoli.

Prima di tutto un altro record del mondo di Martina Caironi: dopo il primato mondiale (14.02) nei 100 metri di Eugene (avvicinato ancora a Parigi dove ha corso in 14.05) la pluridecorata paralimpica ha stabilito la migliore prestazione iridata della categoria T63 con 5,46 nel salto in lungo. In un solo anno, dal 2021 a oggi (e il 2022 è soltanto a metà) l’atleta bergamasca delle Fiamme Gialle si è migliorata di 27 centimetri.

Maxcell Amo Manu è diventato il corridore italiano paralimpico più veloce di sempre, firmando per ben due volte il record assoluto nei 100 T64 fissato ora a 10.75.

Ndiaga Dieng, altro primatista mondiale azzurro in carica negli 800) ha scelto di correre solo i 400 T20 come sua unica gara a Parigi e ha stabilito con 48.26 il nuovo limite nazionale di specialità, abbassando di 16 centesimi di secondo il record di Tokyo alla sua prima esperienza di Paralimpiadi.  

Record italiano anche per Valentina Petrillo: con 58.78 nei 400 T13 ha abbassato ancora di 56 centesimi il precedente risultato di un mese fa. In questo 2022 l’atleta ha migliorato le proprie prestazioni di quasi due secondi.

Al seguito della squadra ci sono, tra gli altri, il Responsabile dell’Area Tecnica Francesco Carboni e il presidente FISPES Sandrino Porru. Ne approfittiamo dunque per un paio di domande sulla visibilità dello sport paralimpico e su quello che serve per continuare a crescere.

Sandrino Porru, è possibile rivelare la disabilità come forma di normalità?

Sandrino Porru, presidente FISPES (foto FISPES)

“È importante dare visibilità all’ordinarietà, quindi a tutti quegli eventi sul territorio non solo dal punto di vista sportivo ma anche culturale. Il movimento paralimpico nasce come riscatto sociale di una categoria che è sempre rimasta nascosta all’interno della società. È importante far capire, in primis a chi vive la disabilità, che si tratta di una contestualità della vita che può capitare a chiunque. Quindi, va intesa come una normalità vera e propria a tutti gli effetti. L’approccio deve essere il più universale possibile, costruendo occasioni e strutture accessibili a tutti. Da questo punto di vista lo sport paralimpico può essere un mezzo per una vera e propria rivoluzione culturale. L’obiettivo ultimo verso il quale stiamo lavorando è quello di riunire il movimento olimpico e paralimpico sotto un unico comitato”.

Francesco Carboni, come lavorare sul lato tecnico e su quello mediatico?

“Negli anni post-Giochi Olimpici notiamo sempre un interesse maggiore ed è importante mantenere alta l’attenzione per non perdere questo slancio. È necessario continuare a lavorare con gli atleti che hanno conquistato medaglie e cercare di assicurare il ricambio andando a scovare nuovi talenti. L’attrazione dei giovani passa attraverso la spettacolarità dello sport ed è qui che entrano in gioco i media e la collaborazione con enti extra-sportivi. In Italia funziona molto bene l’interazione con le scuole ma, oltre a portare bambini e ragazzi allo stadio, è fondamentale investire nella fase di preparazione e conoscenza. Così facendo ci sarebbe molta più partecipazione spontanea a questo tipo di eventi”.

Francesco Carboni (Responsabile Area Tecnica) con l’atleta Riccardo Bagaini (foto FISPES)

Immagine di copertina: FISPES

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