Suzanne Lenglen: il glamour francese e la grinta femminile sui campi di tennis
Vite, vittorie e medaglie
In questa rubrica, presento brevi storie di atleti olimpici che hanno vinto la loro gara con la vita; persone e volti che raccontano quanto i valori dello sport siano intersecati con i grandi ideali a cui ognuno di noi aspira. Attraverso le biografie di olimpionici di ieri e di oggi, vi invito a percorrere un cammino verso le Olimpiadi del 2024, tirando fuori il meglio da ogni atleta per provare a imitarlo: perché no?

di Pamela Fabiano
Una diva francese. Non una attrice o una cantante, bensì una tennista. Suzanne Lenglen fu la prima tennista a diventare un personaggio famoso, imitato, adorato dagli sportivi di Francia, prima, e di tutto il mondo poi.
Una parigina fragile
La prima grande campionessa internazionale del prestigioso sport del tennis, Suzanne Rachel Flore Lenglen nacque a Parigi il 24 maggio 1899, da una famiglia medio-borghese. Da giovane, soffrì di numerosi problemi di salute, compresa un’asma cronica che l’avrebbe afflitta a lungo anche in età adulta. Proprio a causa delle sue condizioni di salute precarie, suo padre decise di farle praticare lo sport del tennis per rafforzarsi. Così, nella tenuta di famiglia a a Marest-sur-Matz, Suzanne impugnò la racchetta per la prima volta nel 1910, sul campo da tennis di loro proprietà.
Una carriera breve, ricca di risultati e di critiche
Suzanne cominciò ad appassionarsi e a praticare lo sport del tennis in maniera sempre più agonistica e professionale. In soli dodici anni di carriera (dal 1914 al 1926) non fu mai battuta. Ha vinto sei titoli di singolare e sei titoli di doppio a Wimbledon, sei di singolare e tre di doppio al Roland Garros.
Le vittoria che a noi interessano maggiormente in questa rubrica, comunque, sono le tre medaglie alle Olimpiadi di Anversa 1920 (oro nel singolare, oro nel doppio misto, bronzo nel doppio).
Indipendenza, diritti e possibilità
La sua storia è affascinante e triste allo stesso tempo. Visse nell’epoca della Prima Guerra Mondiale e si spese molto per aiutare con le partite benefiche la Croce Rossa francese; disputò partite in singolare e in doppio con colleghe donne, ma anche misti con colleghi uomini, dimostrando una grande apertura e modernità. Divenne, nei suoi pochi anni di carriera, un simbolo di femminilità moderna e cittadina, aperta alle novità del tempo e alle fughe nel futuro-futurismo tipiche di una certa classe borghese europea. Il suo modo di vestire e di comportarsi, dentro e fuori dal campo, attrasse molta attenzione da parte dei media, quando apparve, per esempio, a Wimbledon con un vestito che rivelava gli avambracci nudi e con la gonna appena sopra il polpaccio (quando ancora tutte le altre giocatrici giocavano con abiti che coprivano quasi tutto il corpo). I britannici, poi, si dissero letteralmente sconcertati dalla baldanza della francese, che osava sorseggiare brandy tra un set e l’altro.
Le sue vittorie e la sua storia sono davvero lunghe da raccontare. Osò passare al tennis professionista nel 1926, un mese dopo essersi ritirata da Wimbledon, firmando un contratto da 50000 $ con il promotore sportivo Charles C. Pyle, per svolgere un tour professionistico di quattro mesi, partendo da ottobre 1926, per gli Stati Uniti. La Lenglen fu duramente criticata dalla stampa e anche dai fan riguardo alla sua decisione di diventare una tennista professionale. eppure, sollevò per prima il dilemma dello sport dilettantistico che – a suo parere – obbligava ad allenamenti e a stress indicibili, senza mai avere un salario che assicurasse il futuro dell’atleta. Morì a soli 39 anni, dopo essersi ritirata giovanissima nel giugno del 1938, in seguito ad una diagnosi di leucemia. Appena tre settimane dopo, la tennista divenne cieca e morì di anemia perniciosa il 4 luglio 1938.
In questo mese di marzo, e pochi mesi da Parigi 2024, vale la pena conoscere questa atleta olimpica, questa donna, vera pioniera che, nel suo campo tutto sportivo e mediatico, aprì varchi di indipendenza, diritti e possibilità fino ad allora negati alle donne e anche agli uomini.