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Il ciclismo da 5 euro: a chi giova

Il balzello proposto dalla Federciclismo ha innescato polemiche sterili: ma c’è un problema vero

Cordiano Dagnoni, presidente Federciclismo

di Nando Aruffo

ROMA – È proprio sfortunata, questa Federciclismo! Adesso è sotto accusa anche per 5 euro. Ci può stare, ci deve stare, scandalizzarsi per i quasi 700.000 euro pagati per trasmettere in diretta tivù il Giro d’Italia femminile che senza le riprese RAI sarebbe stato declassato dall’UCI (23 giugno 2022). Hanno destato clamore i 106.000 euro, da pagare, a titolo di provvigioni, a una società con sede in Irlanda che avrebbe avuto il compito di procacciare sponsorizzazioni (6 agosto 2022). Ha sollevato sconcerto la provvigione di 30.000 euro offerta a Gianni Bugno e da lui rifiutata (3 settembre 2022). Ma 5 euro… Ci si può scandalizzare per 5 euro? Cosa sono 5 euro, quanto valgono 5 euro? Anni fa, con 5 euro, diecimila lire circa, si pranzava in un autogrill: adesso con 5 euro non ti danno neanche un panino: per il Camogli ne servono 7.

Ma adesso cerchiamo di capire perché 5 euro nel ciclismo fanno scandalo.

I 5 euro nascono dall’ennesima “delibera presidenziale” e dall’ennesima precisazione (non dall’ufficio comunicazione, stavolta si è scomodato in prima persona il segretario generale). Tale delibera (nr 23 del 14 febbraio 2024) concede la facoltà – e sottolineiamo facoltà, non obbligo – alle società organizzatrici gare regionali di ogni categoria o specialità di far pagare un balzello di 5 euro per ogni ragazza o ragazzo iscritto. Non c’è scritto: ma ogni categoria comprende prima di tutto la categoria Giovanissimi: cioè bambine e bambini.

Dài, siamo seri: quale genitore non è disposto a spendere 5 euro per il proprio figlio?

Anche per un organizzatore sono un’elemosina. I comitati di Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana hanno già comunicato che non applicheranno questa gabella.

In altre regioni la facoltà dei 5 euro non verrà applicata, perché diventerà una semplice “partita di giro”. Spesso gli organizzatori di gare giovanili sono gli stessi che hanno scuole di ciclismo o squadre di giovanissimi. E allora che facciamo? Io faccio pagare la tassa a te, tu la fai pagare a me e sempre pari siamo.

Una riflessione: la Federciclismo aveva alla fine dell’esercizio 2022 una disponibilità liquida di 12.922.011,43 milioni di euro. Perché non è stata utilizzata una minima parte di questa cifra per finanziare l’attività giovanile senza pesare sulle tasche dei genitori?

La domanda appropriata è un’altra: a chi giova incassare 5 euro a testa? Chi ci guadagna?

I soldi, volendo, ci sono: ma vengono gestiti con modalità particolari: mala gestio? No: furba gestio.

Oggi organizzare una corsa ciclistica è una rogna, è una responsabilità (anche penale). I costi sono lievitati: in Federciclismo dovrebbero andare a sentire prima di tutti i piccoli organizzatori e avere volontà, capacità e buon senso di capire quali siano i problemi veri. La sicurezza? Numero di corse e partecipanti che diminuiscono? Nibali che non ha eredi (altra fesseria)?

Nibali di eredi ne ha due: sono Vittoria e Miriam.

Per avere tra una decina d’anni un altro Nibali è necessario aumentare il livello tecnico delle gare in tutti i settori, stabilire parametri oggettivi per la sicurezza e investire nei settori giovanili, non concedere la facoltà della tassa di 5 euro per correre. 5 euro sono un palliativo, non la soluzione.

Di soluzioni ce n’è una sola: andare a leggere lo statuto. Si può cominciare dall’Art 1, comma 3: la FCI svolge l’attività sportiva e la relativa attività di promozione in armonia…

In armonia? Chiedere a Davide Cassani, a Norma Gimondi, a Mario Valentini, a Moreno Argentin (sarà stato pure inadempiente ma una corsa internazionale si blocca un mese prima, non il giorno prima della partenza) ad Andrea Fin squalificato per 20 anni – come se fosse un dopato recidivo – per avere criticato il presidente.

Ripetiamo la domanda: a chi giova la facoltà di far pagare 5 euro?

Sportopolis.it è a disposizione per repliche, interventi, proposte intelligenti. Astenersi perditempo.

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